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«Pamela si è accorta che stava morendo». Il Gip convalida il fermo di Soncin: «Rischio concreto che potesse uccidere anche l’ex della ragazza»

16 Ottobre 2025 - 19:48 Ugo Milano
Gianluca Soncin e Pamela Genini
Gianluca Soncin e Pamela Genini
Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip ha descritto quella di Soncin come una vera e propria spedizione premeditata a casa di Pamela Genini, «decisa almeno una settimana prima»

Resterà in carcere Gianluca Soncin, il 52enne accusato dell’omicidio della fidanzata Pamela Genini. Il Gip ha confermato tutte le aggravanti: premeditazione, stalking, futili motivi, crudeltà e relazione affettiva. Oggi, durante l’interrogatorio dello stesso giudice per le indagini preliminari di Milano Tommaso Perna si è avvalso della facoltà di non rispondere. Soncin, assistito dall’avvocato Simona Luceri, ha scelto la linea del silenzio come già aveva fatto subito dopo l’arresto in ospedale, dove era stato portato dopo aver inscenato un tentativo di suicidio. La sua legale, revocata in quanto Soncin ha nominato un avvocato di fiducia, ha spiegato che l’uomo «non è lucido. L’ho trovato dimesso – ha aggiunto – non ha ancora preso consapevolezza di quanto accaduto».

La decisione del Gip: «Soncin deve restare in carcere»

Resterà dunque in carcere al San Vittore Gianluca Soncin. Il gip di Milano, ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, accogliendo la richiesta della pm Alessia Menegazzo e dell’aggiunta Letizia Mannella, titolari dell’inchiesta condotta dalla Polizia. Il giudice ha inoltre confermato tutte le aggravanti contestate: premeditazione, stalking, futili motivi, relazione affettiva e crudeltà. Quest’ultima motivata anche dal fatto che – sempre secondo il magistrato – Pamela si sarebbe accorta di stare morendo. La ragazza «peraltro per un tempo» al momento «non quantificabile, ma sicuramente non istantaneo, ha acquisito consapevolezza dell’imminente fine».

«Una spedizione premeditata da una settimana»

Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip di Milano Tommaso Perna ha descritto quella di Gianluca Soncin come una vera e propria spedizione premeditata a casa di Pamela Genini, «decisa almeno una settimana prima», quando l’uomo si era procurato un duplicato delle chiavi dell’abitazione della vittima. Il giudice sottolinea come l’azione omicidiaria sia stata motivata dalla volontà di impedire alla donna di interrompere la relazione con lui, una ragione che definisce «futile e bieca, non meritevole di alcun tipo di umana comprensione».

Il rischio che colpisse anche l’ex fidanzato

Il gip ha evidenziato anche il rischio che Soncin potesse colpire l’ex fidanzato di Pamela Genini, con il quale la 29enne era rimasta in rapporti di amicizia e che stava sentendo al telefono poco prima dell’omicidio. Secondo il giudice, l’uomo avrebbe potuto prendere di mira anche lui, travolto dalla stessa «follia omicidiaria». Nell’ordinanza, Perna scrive che per Soncin l’ex fidanzato era «reo» non solo di aver frequentato la vittima, ma anche di aver contribuito a ricostruire il contesto in cui è maturato il delitto. Il filo conduttore, secondo il gip, resta quello dell’«o con me o con nessun altro». Nel suo provvedimento, Perna esprime «l’amarezza di constatare» che Pamela Genini non abbia mai sporto denuncia. Il giudice ricorda come, il 9 maggio scorso, la Polizia fosse già intervenuta a casa della 29enne dopo una sua richiesta di aiuto. In quell’occasione, però, Pamela aveva minimizzato la situazione, descrivendo Soncin come un semplice «amico» che le doveva del denaro e che si era presentato senza preavviso alla sua abitazione.

L’ex moglie: «Sono addolorata e sgomenta»

L’ex moglie di Gianluca Soncin si è detta «addolorata e sgomenta» per l’uccisione di Pamela Genini. In una breve dichiarazione, la donna — che ha chiesto di mantenere l’anonimato — ha spiegato di non avere più alcun rapporto con l’ex marito, ma di voler comunque esprimere la propria vicinanza alla famiglia della vittima. «Mi sono consultata con la mia famiglia e non avendo nessun legame con lui non abbiamo nulla da dichiarare. Siamo profondamente addolorati e sgomenti per ciò che è accaduto ed esprimiamo la nostra massima vicinanza alla famiglia di Pamela», ha detto, aggiungendo di voler rispettare la memoria della ragazza e di non voler rilasciare ulteriori commenti sulla vicenda.

In casa altri coltelli e pistole

In casa di Gianluca Soncin, a Cervia, gli investigatori hanno sequestrato una decina di coltelli, ‘cutter’ e a serramanico, simili a quello usato per uccidere Pamela Genini, e quattro-cinque pistole scacciacani. E’ quanto emerge da un verbale di sequestro depositato nelle indagini della Polizia, coordinate dall’aggiunta di Milano Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo. Nelle perquisizioni sono state trovate anche delle chiavi che potrebbero essere simili a quelle dell’abitazione della 29enne, di cui il 52enne aveva fatto copia per fare irruzione due giorni fa, ma è ancora da verificare che si tratti di un’altra copia.

Le minacce con la «pistola puntata al ventre»

Nel verbale dell’ex fidanzato e amico di Pamela Genini si parlava, tra l’altro, di minacce rivolte dal 52enne alla donna anche con coltelli e con una «pistola puntata al ventre» e pure di un precedente tentativo di accoltellamento. Intanto, la Procura diretta da Marcello Viola sta anche verificando se in altre sedi giudiziarie siano presenti denunce depositate dalla modella in passato contro Soncin, che per un anno e mezzo, sempre stando ai racconti di conoscenti e amici, ha messo in atto continue intimidazioni e vessazioni, oltre a botte e pedinamenti. A Milano non risultano denunce.

I primi accertamenti del medico legale

Agli atti è stato depositato anche il primo accertamento medico legale sul corpo, in cui si parla di almeno 24 coltellate, ma poi sarà l’autopsia a chiarire con esattezza il numero dei colpi inferti e quali siano stati quelli letali. Se ne occuperà il pool della nota anatomopatologa Cristina Cattaneo e l’esame autoptico sarà effettuato il prima possibile nei prossimi giorni.     Nel frattempo, inquirenti e investigatori continueranno a sentire testimoni per ricostruire con esattezza quel «quadro agghiacciante» già venuto a galla dal racconto dell’amico ed ex fidanzato, colui che era al telefono con Pamela martedì sera e che ha chiamato la Polizia. Gli agenti hanno sentito la donna gridare «mi sta accoltellando, aiuto» mentre salivano velocemente le scale del palazzo, ma non sono riusciti ad arrivare in tempo per salvarla.