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«Attenta al polonio nel tè»: Nicolai Lilin a processo per le minacce all’inviata Rai Stefania Battistini

16 Ottobre 2025 - 06:59 Alba Romano
nicolai lilin te polonio stefania battistini minacce
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Lo scrittore moldavo citato direttamente in giudizio a Milano. Con lui altre due persone

Lo scrittore moldavo Nicolai Lilin andrà a processo per le minacce all’inviata Rai Stefania Battistini e al suo operatore tv Simone Traini. Lo ha deciso il tribunale di Milano dopo aver valutato le affermazioni di Nicolai Verbjbitkii (nome all’anagrafe) sul suo canale Youtube tra il 16 e il 20 agosto 2024. «Se un giorno vi troverete un po’ di polonio nel tè, sappiate che vi siete scavati la fossa da soli (…) A questi due deficienti dei nostri giornalisti Rai che sono andati lì con i terroristi (…) e che hanno fatto questo schifoso lavoro di propaganda filonazista (…) il mio augurio è di stare molto attenti. Non accettate il tè dalla gente sconosciuta», aveva detto Lilin.

Polonio nel té

L’autore del best seller «Educazione siberiana», ricorda oggi il Corriere della Sera, ce l’aveva con i due che in Ucraina il 14 agosto avevano documentato un’incursione dei soldati di Kiev in territorio russo. Il Tribunale distrettuale Leninsky di Kursk aveva spiccato nei loro confronti un mandato d’arresto internazionale. Per essere «entrati illegalmente nella Federazione Russa», e prospettando 5 anni di pena. I due sono ancora sotto scorta. La pm milanese Francesca Crupi ha valutato anche le affermazioni di Lilin sui servizi segreti militari russi Gru «che state certi in 2, 3, 5 anni comunque vi troveranno. E vi faranno a pezzi a loro modo, ovviamente io dico in modo metaforico…». E ha deciso che il 45enne nato in Transnistria quando era ancora Unione Sovietica deve andare a processo.

La notifica

«Abbiamo fiducia nella giustizia che esaminerà questo caso», commenta Eleonora Piraino, l’avvocata dello scrittore. Al quale la notifica del procedimento è stata fatta acrobaticamente nelle more di un suo scalo in un aeroporto italiano. Lilin è stato citato direttamente in giudizio senza passare per l’udienza preliminare. Con lui altri due indagati. Un ingegnere 59enne, che su Telegram invocò «trattamenti israeliani per la lurida e il lercio cameraman, parenti stretti all’obitorio e loro a guardare i crisantemi dalla parte della radice» (ma in un contesto differente dai commenti di Lilin, prospetta il difensore Nicolò Velati per cui ci sarebbe un difetto di querela).

Gli altri due

L’altro è un disoccupato 50enne già sposato con una ucraina. Su Telegram inviò «condoglianze a questa idiota italica (…) Vanno fucilati subito, devono fare la fine di Navalny». Per la sua legale d’ufficio Chiara Parisi si trattava di un riferimento «polemico ma in sostanza ironico, per quanto inopportuno» e «sgradevole». E comunque «privo di specifico contenuto diffamatorio», in frasi «paradossali» che «non si configurano come vere minacce. In quanto non provengono da un soggetto che ha alcuna anche remota possibilità di realizzarle».

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