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Le nuove terapie contro il cancro: gli anticorpi coniugati, la biopsia liquida, il test del sangue

17 Ottobre 2025 - 07:28 Alba Romano
cancro nuove terapie anticorpi
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Le cure e i metodi di diagnosi più innovativi al congresso dell'oncologia di Berlino

Ci sono i test di precisione in grado di riconoscere oltre 50 tipi di tumore prima dei sintomi. E poi l’Antibody-drug conjugate fatto da un anticorpo monoclonale e un chemioterapico. E le nuove terapie standard per i tumori alla vescica. Nuove cure contro il cancro saranno presentate al Congresso annuale della Società europea di oncologia medica (Esmo) al via oggi a Berlino con 37mila specialisti provenienti da tutto il mondo. «Il futuro dell’oncologia è tutto qui. E in parte, per fortuna nostra e dei malati, è già anche presente» dice al Corriere della Sera Giuseppe Curigliano, presidente di Esmo e direttore della Divisione sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto europeo di Oncologia di Milano.

Gli anticorpi coniugati

Gli anticorpi coniugati «sono farmaci composti da due parti. Un anticorpo monoclonale progettato per riconoscere e legarsi specificamente a un bersaglio ben specifico, presente solo sulle cellule cancerose e non su quelle sane, che porta con sé la seconda parte: un potente chemioterapico», spiega Curigliano. «Questo permette da una parte una grande efficacia terapeutica, perché il chemioterapico trasportato e “sganciato” sul bersaglio da colpire ha una grande potenza distruttiva. D’altra parte, però, la tossicità per le cellule normali (e dunque per l’organismo del paziente) è assai ridotta visto che la cura è mirata». Secondo Curigliano «Trastuzumab deruxtecan, al centro di diversi studi sul tumore al seno presentati al convegno Esmo 2025 , è il primo arrivato di questa nuova classe di farmaci promettenti. Che sono già in sperimentazione anche per altre neoplasie, in particolare quelle al polmone e alla vescica».

La biopsia liquida

Dal punto di vista diagnostico fa progressi la biopsia liquida. O, più propriamente, l’analisi del Dna tumorale circolante (ctDna) costituisce senza dubbio un valido strumento per accertare la malattia minima residua e per ricercare le “mutazioni bersaglio” per specifici bio-farmaci», spiega al quotidiano Massimo Di Maio, direttore dell’Oncologia medica 1U dell’Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute e della Scienza, ospedale Molinette di Torino. «I liquidi biologici da cui si può estrarre ctDna sono vari (sangue, urine, liquido cefalorachidiano), ma la matrice di partenza principale è il sangue. Insomma,si tratta di una strategia diagnostica che, attraverso un semplice prelievo di sangue, consente di monitorare l’evoluzione del tumore e indirizzare verso la scelta del trattamento più efficace».

Si tratta di una procedura non invasiva: «Ci serve per avere informazioni aggiornate in temporeale su come la neoplasia si sta modificando e stannoaumentandole situazioni cliniche in cui può essere utile all’oncologo per effettuare le scelte terapeutiche più appropriate nel singolo paziente».

Il test del sangue e il tumore alla vescca

Tra le novità c’è lo studio Pathfinder 2 con i nuovi dati relativi al test del sangue che promette di riconoscere con precisione oltre 50 tipi di cancro. Che lo traccia prima che la malattia dia segnali clinici. Il test Galleri, messo a punto dall’azienda Grail non è ancora disponibile. «La posta in gioco è alta: il rischio è quello di dover fare numerosi accertamenti inutile: un potenziale spreco per il sistema sanitario, nonché un enorme carico di ansia per gli interessati», dice Di Maio. Ci sono poi le novità per il tumore della vescica. Ci saranno dati in grado di cambiare le terapie standard. Sia quelle invasive che quelle superficiali.

Il carcinoma

«Fino a oggi nelle forme superficiali ci si è affidati, dopo la rimozione del tumore, all’utilizzo di un batterio, il BCG, all’interno della vescica», spiega Curigliano. «Nelle forme muscolo-infiltranti il trattamento standard, per circa 20 anni, è stato costituito da chemioterapia pre-operatoria seguita da chirurgia, ma molti pazienti vanno incontro a recidiva o progressione della malattia, per questo c’è un gran bisogno di altre opzioni». Questo carcinoma è la quarta forma di cancro più frequente in Italia dopo i 50 anni, con 29.700 nuovi casi diagnosticati ogni anno (oltre 24 mila tra gli uomini, ma quelli fra le donne sono in aumento da anni).

L’oncologia di precisione

Infine, l’oncologia di precisione. «Oggi, sempre di più, la cura si basa sulle mutazioni genetiche (alterazioni molecolari) presenti nella neoplasia del singolo paziente. L’attenzione degli specialisti si sta spostando dall’organo interessato dalla neoplasia alle alterazioni del Dna, sempre più determinanti per scegliere la terapia maggiormente indicata e con probabilità di successo più elevate», spiega ancora Curigliano. Un malato su quattro potrebbe ricevere una terapia mirata. Le statistiche indicano che ogni anno in Italia oltre 31 mila nuovi casi di cancro sono legati ad alterazioni di geni coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di neoplasie.

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