La bomba senza timer per Ranucci, le telecamere e i temi del nuovo Report: i sospetti sull’appostamento e l’indagine dell’Antimafia – Il video
Indaga l’Antimafia sull’esplosione che alle 22 del 16 ottobre ha colpito le macchine di Sigfrido Ranucci e di sua figlia. I pm della Dda seguono la pista dell’attentato di mafia e hanno aperto un fascicolo per danneggiamento aggravato da metodo mafioso. Dalle prime verifiche fatti dai carabinieri intervenuti, quello esploso di fronte alla casa del giornalista a Campo Ascolano sarebbe un ordigno rudimentale. Un chilo di esplosivo: polvere pirica, secondo i primi riscontri degli artificieri, che secondo gli inquirenti coordinati sarebbe stato lasciato con la miccia accesa tra due vasi di fronte all’abitazione. Dunque nessun timer né controllo a distanza, secondo i primi rilievi fatti sui resti del congegno. Per questo gli inquirenti non escludono che possa esserci stato un appostamento. Si cercano telecamere in grado di aver ripreso l’accaduto, ma al momento l’unica disponibile sarebbe su un semaforo a 50 metri.
L’ordigno artigianale
Un chilo di polvere pirica pressata. Questa la composizione dell’ordigno rudimentale che ha distrutto le auto di Sigfrido Ranucci e sua figlia, secondo i primi rilievi e stando anche a quanto riferito dal giornalista dopo aver parlato con i vigili del fuoco. La forza dell’esplosione avrebbe potuto uccidere chi si fosse trovato dentro i nei pressi delle vetture, come scritto sui social da Ranucci nelle ore successive allo scoppio. Gli artificieri dei carabinieri, primi a intervenire, stanno analizzando i resti della bomba per individuare anche il tipo di innesco. I primi accertamenti escluderebbero la presenza di un timer o di un comando remoto.
L’ipotesi appostamento
Non ci sono ancora conferme sulla dinamica dell’attentato e chi indaga non sta escludendo alcuna ipotesi. Se fosse confermata, l’assenza di un innesco da remoto potrebbe far pensare a un’azione ben studiata. Ranucci vive sotto scorta ed è riaccompagnato a casa dagli agenti. Chi ha piazzato l’ordigno potrebbe aver fatto degli appostamenti per comprendere gli orari e le abitudini del giornalista e della sua famiglia, già oggetto di azioni intimidatorie: «C’è un elenco di situazioni particolari accadute negli ultimi mesi. Io non le ho mai pubblicizzate pubblicamente, anche per tutelare le persone a me care. L’estate scorsa, un anno fa, abbiamo trovato i proiettili, due proiettili della P38 fuori casa», ha raccontato il giornalista Rai a Repubblica.
La ricerca delle telecamere
La villetta a due piani di Ranucci si trova in una zona residenziale che, secondo quanto emerge, non sarebbe coperta da sistemi di sorveglianza. L’unica telecamera nelle vicinanze si troverebbe a 50 metri di distanza su un semaforo. Resta da capire se sia riuscita a catturare il momento dell’esplosione e gli istanti subito successivi. Né la casa del giornalista né le villette confinanti sarebbero dotate di telecamere di sicurezza private. Ranucci ha detto di aver consegnato ai carabinieri alcuni audio in cui si sente l’esplosione. Li avrebbero catturati inavvertitamente alcuni vicini, che stavano registrando messaggi vocali.
Ranucci: «Boato tremendo, scorta rafforzata»
«Ho sentito un boato tremendo, erano le 22.17. Sono riusciti a sentirlo anche i carabinieri attraverso l’audio di alcune persone». A raccontarlo lo stesso Ranucci all’uscita dalla compagnia carabinieri Roma Trionfale, in via Teulada, dove ha sporto denuncia in attesa di essere sentito anche dall’Antimafia. Il conduttore di Report aveva presentato da poco gli argomenti della nuova stagione del programma d’inchiesta: «Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che pochi giorni fa ho annunciato i temi delle nuove inchieste di Report», ha detto al Corriere della Sera. Nel frattempo la scorta, che già proteggeva Ranucci dal 2014, è stata aumentata: «Si è già passati alla macchina blindata». «Ho dato mandato di rafforzare al massimo ogni misura a sua protezione» ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.