È morto Giovanni Cucchi, il padre di Stefano e Ilaria. L’avvocato Anselmo: «Tutto falso che tra lui e il figlio ci fosse un brutto rapporto»


Giovanni Cucchi, padre di Stefano e Ilaria, è morto all’età di 77 anni. La notizia è stata diffusa dallo storico avvocato della famiglia, Fabio Anselmo. «Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise anche quando le voci che le hanno pronunciate si spengono. Da oggi purtroppo Giovanni Cucchi, padre di Stefano, non c’è più», ha scritto il legale in un lungo post sui social, corredato da una foto che ritrae il 77enne insieme al figlio Stefano Cucchi, il 31enne morto nel 2009 a seguito delle percosse subite da due carabinieri mentre era sottoposto a custodia cautelare. Nel ricordarlo, Anselmo tiene a chiarire che non era vero che tra Giovanni e Stefano vi fosse un rapporto conflittuale, come spesso riportato. «In troppi hanno scritto e detto che a Giovanni non fregava nulla di suo figlio, che lo avesse abbandonato, che Stefano fosse solo», afferma il legale, sottolineando che si tratta di affermazioni pronunciate «per giustificare l’ingiustificabile, per infrangere una famiglia già distrutta dal dolore».
La lettera di Stefano Cucchi al padre
Per questo motivo, l’avvocato ha deciso di ricordare pubblicamente la lettera che Stefano Cucchi scrisse al padre due anni prima della sua morte, letta dal 77enne in tribunale durante uno dei processi per l’omicidio del figlio. «Caro papà, ti sto scrivendo sul treno, quel treno che tante volte ho preso per la disperazione e non mi portava mai a destinazione. Beh, adesso questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita», inizia così la missiva. «Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, come neanche immaginavo mesi fa. Tu che sei così grande, un costante punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me, forse l’unico», prosegue. E infine: «Un padre che amo, che ha sofferto, e che io ora non voglio più che stia male. Capisci? La vita comincia ora. La nostra». Rivolgendosi al padre, l’avvocato conclude: «Con la tua voce hai dato voce a tuo figlio».