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Brava Angelina, capolavoro di De Simone, che noia Irama. Male anche Gabry Ponte e Moise Kean prestato alla musica. Le recensioni

19 Ottobre 2025 - 14:51 Gabriele Fazio

Andrea Laszlo De Simone – Una lunghissima ombra

Quando un’opera vibra di un consistente spessore artistico non c’è nulla da chiedere, nulla da specificare, nulla da indagare. L’unica cosa che si può provare a fare è ammortizzare il peso di quell’opera sulla nostra vita, sul nostro pensiero, riconoscere la linea che demarca il prima e il dopo l’incrocio con quella “cosa”, così potente da cambiare la prospettiva. Questo è ciò che capita quando si ascolta Andrea Laszlo De Simone, che ha regalato al mondo, perché di regalo si tratta, questo Una lunghissima ombra. Una perla che in effetti ha molto a che vedere con una determinata prospettiva, sulla vita prima di tutto, per quel che riguarda le nostre sensazioni, la poetica che l’essere umano, qualsiasi essere umano, cela nel proprio intimo. Ma anche sullo stesso mestiere dell’artista, vissuto dal cantautore 39enne torinese in totale controtendenza, non solo musicale, rispetto a ciò a cui siamo abituati. Questa dimensione artigianale della musica pare soddisfarlo ben oltre le vacue luci stroboscopiche dello showbiz. Le diciassette tracce del disco compongono un intrigantissimo mosaico di emozioni, forte di uno stile fascinoso, quella voce che sembra uscire da un grammofono lontano, la voce che attribuiresti alla tua anima. Tutte canzoni che ti accerchiano, che rendono l’aria che respiri rarefatta come quella del momento topico di un film che, anche se non hai scritto, recitato, nemmeno visto, in qualche modo ti riguarda. Questo perché quella che Andrea Laszlo De Simone propone è una visione del mondo, un filtro per trovare poesia in un esistere che la smarrisce giorno dopo giorno. Abbiamo già scritto abbastanza, in realtà potevamo dirvi semplicemente che si tratta di un artista straordinario, di certo tra i migliori del nuovo cantautorato italiano, che ci ha donato un capolavoro. Punto.