Attentato a Ranucci, l’arresto del narcotrafficante Altin Sinomati e l’ipotesi della pista albanese


Un regolamento di conti tra clan di narcotrafficanti, terminato con l’uccisione 5 anni fa di Selavdi Shehaj detto Passerotto, sulla spiaggia di Torvajanica. L’omicidio venne attribuito a Raoul Esteban Calderón, già condannato all’ergastolo in primo grado per aver ucciso Fabrizio «Diabolik» Piscitelli. Ora c’è anche il mandante: Altin Sinomati, rintracciato ad Abu Dhabi in un’operazione dell’Interpol insieme alle forze dell’ordine emiratine. Come ricorda Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera, era stato proprio Sinomati a ordinare l’omicidio di «Passerotto», consumato sulla spiaggia non lontana da Roma. In cambio Calderón aveva ricevuto 150mila euro.
Le possibili implicazioni con il caso Ranucci
Tra le indagini in corso sulla bomba piazzata davanti alla casa di Sigfrido Ranucci, condotte peraltro dalla stessa Dda, una pista sarebbe quella del narcotraffico di matrice albanese. Lo stesso Ranucci, che abita sulla costa romana vicino a Pomezia, ha parlato di una zona dal «contesto complicato, che noi abbiamo raccontato più volte a Report» legata ai traffici di droga albanesi. Sinomati era coinvolto nei traffici, ed era già sfuggito a un arresto in Italia. Dovrà affrontare anche un processo legato allo spaccio di cocaina a Roma, che tra gli imputati vede anche Giuseppe Molisso. L’uomo sarebbe tra gli esponenti dell’organizzazione criminale ed è stato condannato in primo grado per concorso nell’omicidio di Shehaj.