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Unabomber, i reperti sono stati manomessi: «Sanno chi è stato». Il buco nell’acqua della perizia e l’ombra di un altro gesto volontario

20 Ottobre 2025 - 14:18 Ugo Milano
unabomber elvo zornitta reperti manomessi
unabomber elvo zornitta reperti manomessi
Dopo un lavoro di due anni, il caso sembra essere tornato al punto di partenza. Elvo Zornitta, sospettato per anni di essere il bombarolo: «Ora dimenticatemi».

Sono stati manomessi da due persone i reperti del caso Unabomber, quelli che due settimane fa avevano di nuovo consegnato al mistero l’identità del bombarolo del Nord-Est. È la certezza di Maurizio Paniz, avvocato difensore dell’ingegnere Elvo Zornitta che dal 2004 al 2009 è stato il principale indiziato secondo gli inquirenti e che ora è ritornato nel loro mirino. «Io voglio sapere i nomi di questi soggetti, chi sono». Gli atti sono ora tornati alla procura, che deciderà come procedere e se rendere noto nome e cognome di chi ha messo mano ai reperti. Intanto lo stesso Zornitta tenta di chiudere la questione: «Adesso dimenticatemi, non ne posso più».

Il risultato della perizia: «Contaminazione è certa, sanno chi è stato»

Nella riapertura delle indagini, che sembrano ormai avviate verso una richiesta di archiviazione, il cerchio degli investigatori si è concentrato su 11 persone. Dall’analisi di dieci reperti non è però emersa alcuna corrispondenza genetica con loro né con persone note alle banche dati: «È esclusa qualsiasi loro compatibilità con le indagini». Il motivo, sospetta il legale di Zornitta, sarebbe proprio un intervento volontario da parte di qualcuno: «È emerso, con assoluta certezza, che vi è stata una contaminazione dei reperti da parte di due soggetti che fanno parte di un gruppo di una trentina, che sono stati ulteriormente esaminati dai consulenti», ha commentato Paniz al termine dell’incidente probatorio. «Voglio sapere chi sono». 

Il parallelismo con il passato: «Già lo accusarono con prove manomesse»

«Fin dalla prima udienza di questa nuova indagine ho sostenuto che vi era stata una contaminazione. Quindi credo sia giusto accertare questo fatto», ha ribadito l’avvocato, che ha colto l’occasione per ricordare la vicenda del suo assistito. Unabomber, mai identificato, colpì nel Nord-Est dell’Italia tra 1994 e il 1996 e poi tra il 2002 e il 2006: una serie di piccoli attentati con ordigni esplosivi piccoli ma sofisticati e camuffati come oggetti comuni. Nessuno morì ma molte persone rimasero ferite o mutilate. Nel 2004 le indagini puntarono su Zornitta perché in casa sua era stata trovata una forbice che si diceva essere tagliata in modo identico a quella usata per costruire una bomba. Dopo cinque anni una perizia chiuse il caso stabilendo che la prova era stata alterata dopo il sequestro da qualcuno degli investigatori. «Non possiamo dimenticare cosa è successo in passato», ha detto il legale. «L’ingegner Zornitta si è visti rovinati 20 anni di vita per effetto di un atto volontario di un ispettore di polizia». 

Il messaggio di Zornitta: «Lasciatemi in pace con la mia famiglia»

«Non ne posso più di questa vicenda. La mia vita è stata rovinata per sempre, con il marchio di Unabomber stampato in faccia», ha fatto sapere l’ingegnere friulano ad Ansa. «È stato un incubo lungo oltre 20 anni. Ma ora basta: visto che ho 68 anni, almeno la vecchiaia permettetemi di trascorrerla in pace con la mia famiglia, guardando negli occhi, senza paura di essere giudicato, le persone che incontro». 

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