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Sarà Carlo Conti a decidere chi va ad Eurovision dopo Sanremo (se il vincitore rinuncia)? Le nuove regole e il silenzio sugli esperti

21 Ottobre 2025 - 17:02 Gabriele Fazio
festival sanremo 2025 conferenza stampa carlo conti
festival sanremo 2025 conferenza stampa carlo conti
Nel nuovo regolamento di Sanremo 26, arrivati al capitolo riguardante l'Eurovision Song Contest, si dice tutto e il contrario di tutto. Ma servirebbe una commissione ad hoc

È di qualche giorno fa una discussione sul prossimo Eurovision Song Contest, secondo quanto scovato dal Messaggero nel nuovo regolamento del Festival di Sanremo infatti «L’artista vincitore di Sanremo 2026 (o altro artista scelto dal Direttore Artistico in accordo con Rai) sarà designato da Rai a rappresentare l’Italia all’edizione 2026 dell’Eurovision Song Contest». Quella parentesi ha fatto alzare qualche sopracciglio, perché vorrebbe dire che, volendo, Carlo Conti potrebbe valutare l’ipotesi di imporsi e mandare alla kermesse internazionale chi pare a lui, basta che vada bene anche a mamma Rai. La tv di Stato si è affrettata a specificare con una nota ufficiale che in realtà niente è cambiato e che ad andare all’ESC sarà, di diritto, il vincitore del Festival, a meno che lo stesso vincitore non rinunci o la canzone non venga rifiutata per qualche motivo dall’ESC.

E allora la nuova specifica? Non si capisce. L’ipotesi più accreditata nell’ambiente è che la Rai abbia fiutato che partecipare all’Eurovision non è per gli artisti quell’onore irrinunciabile che negli ultimi anni ci hanno raccontato e che, nel caso in cui il vincitore di Sanremo dovesse passare la mano, potrebbe avere senso che il direttore artistico, sempre in accordo con la Rai, si prenda la responsabilità di scegliere un brano più adatto all’ESC. Tradotto: non ritrovarci a mandare, da regolamento, un cantautore impegnato come Lucio Corsi in un contest ultrapop. Potrà sembrare un atteggiamento autoritario ma non è nemmeno del tutto sconclusionato.

L’Italia e L’Eurovision, dal totale disinteresse al problema di chi mandare

La storia dell’Italia con l’Eurovision Song Contest è molto particolare. Di fatto di questa competizione non è mai importato granché a nessuno, tanto che dopo il 1997, quando spedimmo a Dublino i Jalisse con la loro Fiumi di parole, l’Italia per oltre un decennio rinunciò proprio a partecipare. Tornò solo nel 2013, quando l’EBU, che organizza l’ESC, propose un nostro ritorno includendoci nei “Big Five”, ovvero quei paesi che, causa lauto contributo al budget, accedono automaticamente alla finale. A quel punto la Rai, forse per scrollarsi la scomoda responsabilità, ha pensato di delegare la scelta di chi mandare all’ESC ai risultati del nostro più importante evento di costume.

La situazione a quel punto si cristallizza, anche perché nessuno si era reso conto che l’ESC poteva (ma mica ha sempre funzionato) rappresentare una così efficace rampa di lancio verso il mercato discografico internazionale. A fare aprire gli occhi, naturalmente, la vittoria dei Maneskin nel 2021, a quel punto l’interesse degli italiani per l’ESC si è moltiplicato e il problema di chi mandare è diventato effettivamente un problema.

Una commissione ad hoc

Da quando l’Eurovision ha guadagnato una certa visibilità a livello internazionale, che si esplica soprattutto sui social, dove viene vissuto come se fosse una sorta di Giochi senza frontiere con le canzoni al posto delle sfide, è chiaro che in molti si sono chiesti se fosse giusto delegare al Festival di Sanremo, che è una gara con dinamiche diametralmente opposte a quelle dell’ESC, la scelta di chi mandare. Nella sala stampa dell’Ariston la discussione torna annualmente con regolarità e sono stati tanti quelli che hanno invocato, specie l’anno scorso, quando Olly ha messo in dubbio la sua partecipazione in caso di vittoria del Festival, una commissione ad hoc per scegliere tra le canzoni in gara quella più adatta.

I precedenti

L’anno precedente tra molti giornalisti inviati all’Ariston serpeggiava una certa preoccupazione all’idea di essere costretti a mandare all’Eurovision Geolier, un ragazzo che rappa in napoletano. Questo avrà influito sui voti della sala stampa per il guaglione di Secondigliano? Molto probabile. Tutti infatti hanno tirato un sospiro di sollievo quando a trionfare fu Angelina Mango, giovane popstar in rampa di lancio, con un brano, La noia, smaccatamente mainstream a livello di sound. Un sospiro che ha fatto percorso contrario quando Olly ha rinunciato e, attenzione, non solo perché Lucio Corsi non c’azzecca niente con il materiale musicale che circola di solito all’ESC, ma perché questo nuovo Sanremo dei record trasformato da Amadeus (e poi sulla scia Conti) in un Festivalbar 2.0, di brani adatti all’ESC ne aveva proposti una discreta quantità.

Molti invocarono Giorgia, molti di più Elodie, qualcuno voleva scommettere sui tormentoni di Gaia o Rose Villain, qualche spregiudicato ha perfino tirato fuori il nome di Clara. In linea di massima tutti erano d’accordo sulla formazione di una commissione che si prenda la responsabilità della scelta. Ed è qui che torniamo al regolamento che dice tutto (chi vince Sanremo va all’Eurovision e se rinuncia si proseguirà con l’invito seguendo l’ordine di classifica) e il contrario di tutto (la nuova specifica sulla libertà di Conti e la Rai di mandare chi vogliono loro). L’unica ipotesi sensata, ovvero affidare la scelta ad esperti, non è presa nemmeno in considerazione.

Il peso della classifica

Ma se per qualcuno il capitolo Eurovision altro non è che una colorata appendice del Festival, per altri invece è argomento anche professionalmente centrale, come è facile da immaginare c’è una grossa macchina che si muove per la partecipazione dell’Italia al contest, e pare che questa confusione sul regolamento di Sanremo relativo all’ESC non sia stata presa come un errore di stesura del testo ma come la precisa volontà di direttore artistico e Rai di tenersi aperte tutte le possibilità. Per farla semplice: c’è qualcuno che pensa che ci stanno provando, se dovesse imporsi nella classifica finale, miracolosamente, un altro Lucio Corsi o Brunori SaS (sarebbe eventualmente toccato a lui in ordine di classifica) ci si riserva il diritto di scavalcare tutti e mandare una qualche popstar che di certo dalla playlist di Conti non mancherà.

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