L’Ue stende il tappeto rosso ad Al Sisi dopo l’accordo su Gaza: «Pronti 75 milioni per l’Egitto». La protesta delle Ong


Sorriso, mani giunte e sguardo rivolto con deferenza all’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas. È con questa immagine che Abdel Fattah Al Sisi, presidente egiziano ed ex generale salito al potere dopo un colpo di Stato nel 2013, si è presentato a Bruxelles per partecipare al primo vertice bilaterale tra Unione europea ed Egitto, convocato alla vigilia del Consiglio europeo, alla presenza della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e di quello del Consiglio europeo António Costa. Un incontro che per l’Ue mira a «rafforzare i legami politici ed economici» tra Bruxelles e Il Cairo, come previsto dal partenariato strategico globale Ue-Egitto firmato nel 2024 alla presenza di ben sei leader europei tra cui la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Da allora, Bruxelles ha intensificato i rapporti con Il Cairo, riconoscendo al Paese nordafricano un ruolo strategico in settori chiave come la stabilità politica ed economica, il commercio – di cui l’Ue è il principale partner – la gestione delle migrazioni, la sicurezza e lo sviluppo umano. Il partenariato è stato accompagnato da un pacchetto di investimenti e aiuti finanziari per un totale di 7,4 miliardi di euro, da erogare tra il 2024 e il 2027, a conferma del crescente peso geopolitico dell’Egitto nello scacchiere euro-mediterraneo.
October 22, 2025
Lo stanziamento post-accordo su Gaza
Durante il vertice di oggi dovrebbero essere siglati tre accordi chiave: un memorandum d’intesa per una seconda tranche di assistenza macro-finanziaria all’Egitto da 4 miliardi di euro; l’inclusione formale del Paese nel programma di ricerca e innovazione “Horizon Europe” e 75 milioni di euro in sovvenzioni a sostegno delle riforme socioeconomiche a livello locale. Il rinnovato impegno dell’Ue, e l’accoglienza con tutti gli onoro di Al Sisi a Bruxelles, arrivano a pochi giorni dall’approvazione dell’accordo per il cessate il fuoco a Gaza, frutto di una complessa mediazione che ha visto tra i protagonisti proprio l’Egitto, cruciale con Qatar e Turchia per assicurare il sì di Hamas all’intesa. Un ruolo già «premiato» dallo stesso Donald Trump con il summit internazionale per la firma degli accordi ospitato da Al Sisi a Sharm el-Sheikh. Nella fase 2 del piano d’altronde l’Egitto – unico Paese arabo che confina con la Striscia – dovrebbe svolgere un ruolo chiave anche sul piano della sicurezza, con un possibile coinvolgimento militare diretto nella futura Forza di stabilizzazione per la Striscia di Gaza, oltre che con l’addestramento (già in corso) di migliaia di poliziotti palestinesi.
Amnesty: «Al Sisi fermi la repressione»
Ma dietro le dichiarazioni diplomatiche e gli scatti ufficiali si nasconde anche altro: un Egitto dal peso geopolitico, cruciale per la stabilità regionale, ma ancora profondamente segnato da repressione politica, intolleranza verso il dissenso pacifico e violazioni sistematiche dei diritti umani. Una realtà dove, a distanza di anni, resta ancora senza risposta l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, simbolo di un silenzio che pesa quanto le violenze taciute. Dall’entrata in vigore del Partenariato strategico nel 2024, le autorità egiziane – denuncia alla vigilia del vertice Amnesty International – hanno proseguito senza sosta la repressione, ignorando gli impegni presi con l’Unione Europea in materia di diritti fondamentali, Stato di diritto e pluralismo politico. Impegni che, almeno sulla carta, erano tra le condizioni necessarie per l’erogazione dei fondi europei previsti dall’accordo. E nonostante ci siano stati segnali distensivi, come la scarcerazione dell’attivista britannico-egiziano Alaa Abd el-Fattah e la decisione del presidente Al Sisi di sottoporre al Parlamento una proposta di revisione parziale del Codice di procedura penale, le pratiche repressive da parte dell’Egitto sono rimaste immutate.
Foto copertina: ANSA / KAJA KALLAS | Il presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi a Bruxelles con Kaja Kallas, Alta rappresentante Ue, 22 ottobre 2025