Niente supplenti sotto i dieci giorni di assenza, la novità nella legge di Bilancio che spaventa i presidi: «Risparmio, ma la scuola peggiora»


«Lo stop alle supplenze brevi affidate ai professori esterni va assolutamente rivisto». È la posizione netta del sindacato dei dirigenti scolastici DirigentiScuola, che a Open dichiara di non accogliere con favore la nuova norma inserita nel disegno di legge di Bilancio, già bollinato dalla Ragioneria di Stato e trasmesso dal ministero dell’Economia e delle Finanze alla presidenza del Consiglio dei ministri. La modifica del governo Meloni, interviene su un articolo della cosiddetta «Buona Scuola», varata a suo tempo dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Secondo il nuovo testo, per coprire assenze inferiori ai dieci giorni nelle scuole medie e superiori, non sarà più possibile chiamare supplenti esterni. Dal prossimo anno, se la Manovra sarà approvata, saranno i docenti già in servizio a scuola a dover garantire la continuità delle lezioni, anche in caso di assenze superiori alla settimana.
Cosa cambia per le scuole medie e superiori
La Buona Scuola, ovvero la legge attualmente in vigore, prevede che il dirigente scolastico «possa», senza esserne obbligato, sostituire i docenti assenti fino a dieci giorni con personale interno, ma nella pratica le scuole ricorrono spesso ai supplenti esterni, che ogni giorno garantiscono la continuità delle lezioni in migliaia di aule. La manovra vuole trasformare questa facoltà in un obbligo vero e proprio, imponendo al dirigente di «dover» sostituire i docenti con insegnanti già in servizio, «salvo motivate esigenze di natura didattica». La norma precisa, inoltre, che la stretta riguarda i posti comuni delle scuole medie e superiori, mentre il sostegno resta escluso dal nuovo vincolo.
«Il governo risparmia, ma la scuola non migliora»
«All’apparenza può sembrare un cambiamento marginale, ma in realtà è una modifica significativa. È una norma che punta esclusivamente al contenimento della spesa, il che è legittimo, perché il costo delle supplenze esterne è evidente a tutti, ma di certo non migliorerà l’organizzazione scolastica, il servizio offerto né la qualità della didattica. Sono scelte, e tutto dipende dalla direzione in cui si vuole andare», commenta Roberto Mugnai, vicepresidente nazionale di DirigentiScuola, l’unico sindacato composto esclusivamente da dirigenti scolastici. «Facendo un esempio concreto: se la scuola deve coprire un docente di storia dell’arte ma in quel momento dispone soltanto di un docente di potenziamento in lettere, toccherà a quest’ultimo sostituirlo. Così la supplenza interna fino a dieci giorni è garantita, ma certamente non si insegnerà storia dell’arte», chiarisce Mugnai, sottolineando le ricadute sulla qualità della didattica.
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«Sarà un aggravio ulteriore per dirigenti e docenti»
Secondo il sindacalista, tutto questo avrà pesanti ripercussioni sul lavoro quotidiano delle scuole, già oberate da burocrazia e varie emergenze: «Ci sarà un aggravio significativo per i dirigenti. Senza contare le scuole con più plessi o sedi distaccate, dove un docente potrebbe dover spostarsi per coprire una supplenza. E va chiarito un aspetto: le supplenze brevi non sono rare. Si presentano in numero considerevole nell’arco di settimane o mesi. Garantire questo obbligo sarà l’ennesimo rompicapo per le scuole, con un peso aggiuntivo anche sui docenti, spesso chiamati a lavorare in condizioni non sempre favorevoli».
Il ritorno (economico) alle scuole
Il testo del disegno di legge di Bilancio prevede anche che eventuali risparmio derivanti dalla misura possano confluire nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, ma solo fino a un massimo del 10% del valore complessivo del fondo. «Questo è il fondo destinato alle scuole per arricchire e migliorare l’offerta educativa e formativa. Del risparmio generato da questi tagli, però, solo una parte tornerà effettivamente alla scuola», spiega Mugnai di DirigentiScuola. «Una situazione che rischia di creare disagi concreti e con un ritorno alle stesse davvero molto limitato».