«L’Italia deve essere pronta a difendersi dalla follia dilagante nel mondo»

L’Italia deve essere pronta a difendersi. Dalla «follia dilagante» nel mondo. Anche se non entrerà mai in guerra (per prima). Il ministro della Difesa Guido Crosetto lancia l’allarme durante l’inaugurazione dell’anno accademico degli istituti di formazione dell’Esercito a Palazzo dell’Arsenale di Torino. «Vedo una follia dilagante nel mondo. E voi, che un giorno avrete responsabilità di comando su altri uomini e donne, dovrete essere pronti ad interpretare tutti i cambiamenti e a difendere il Paese. L’Italia, secondo me, non entrerà mai in guerra. Ma un giorno potrebbe essere costretta a difendersi? Sì, è uno degli scenari possibili, non riesco a dire di no. Per questo dovete essere pronti a quello che accadrà. Fa parte del vostro dovere».
L’Italia e la difesa
Il discorso di Crosetto agli ufficiali è stato intriso di segnali in campo geopolitico: «Fino a una decina di anni fa le nostre scuole preparavano militari che poi venivano impiegati nelle missioni di pace internazionali. Il percorso che iniziate voi oggi è molto diverso. Perché gli equilibri del mondo stanno cambiando, assieme alle tecnologie, e voi dovrete essere in grado di intercettarli e di prevenire possibili rischi, come quello di un cyber attacco, per fare un esempio». E ancora: «Da tempo i messaggi diramati da Russia e Cina che circolano nei Paesi africani hanno un solo tenore, ovvero: “I vostri nemici sono gli occidentali che vi hanno sempre sfruttato, noi invece siamo vostri amici”».
Una parte più Combat
Crosetto, racconta La Stampa, ha specificato che «in futuro dovremo avere una parte più “combat”, anche perché io non so come andranno le cose». Proprio per questo ha fatto anche un’analisi della guerra in Ucraina, della tregua fragile tra Israele e Palestina e dei rapporti sempre in bilico tra Russia, Cina e Usa. «Se non si conosce il mondo in cui si vive non si conosce come cambiarlo», ha detto. Poi la conclusione: «Chi si prende la responsabilità di difendere una nazione e farlo guidando degli uomini deve mettersi sulle spalle anche questo sapere, deve sapere quali sono le sue competenze, e deve farlo in squadra perché questi non sono tempi che si affrontano da soli. Non commettiamo l’errore di pensare che siamo in un’epoca che ha bisogno di eroi, è il tempo che ha bisogno di cooperazione e di collaborazione e di crescita e di umiltà nell’affrontarla».
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