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Le verità su Ryke Geerd Hamer, il medico che ha mentito a tutti – L’intervista

24 Ottobre 2025 - 16:40 David Puente
Un'importante testimonianza della figlia Birgit, rilasciata al giornalista Luca Mastrantonio, rivela i lati più oscuri della storia dell'ideatore della "Nuova medicina germanica"

Ryke Geerd Hamer non è stato solo un noto teorico della pseudo-medicina, ma il creatore di un racconto potente e ingannevole, capace di travolgere migliaia di persone in tutto il mondo. Dietro la cosiddetta “Nuova medicina germanica” si nascondeva una costruzione pericolosa, fatta di menzogne, manipolazioni e contraddizioni personali. Per anni Hamer ha sostenuto di aver trovato la chiave biologica di ogni malattia, fino a spingere i pazienti a rifiutare le cure mediche, ma nella sua stessa vita privata, nel dolore per la morte del figlio Dirk e nella malattia della moglie, la sua teoria crolla pezzo dopo pezzo. Bisogna arrivare fino in fondo alla figura di Hamer, per capire quanto avesse mentito pur di difendere le proprie convinzioni, arrivando a falsificare documenti e a riscrivere la realtà della sua tragedia familiare. Ne abbiamo parlato con Luca Mastrantonio, autore del libro “Piombo e latte”, che ricostruisce la storia di Hamer partendo proprio da chi lo ha conosciuto più da vicino, la figlia Birgit Hamer, e dal dolore causato da una dottrina che ancora oggi continua a mietere vittime.

Ci tocca tornare a parlare di Hamer a seguito della prima udienza sul caso di Francesco Gianello, morto a 14 anni a causa delle teorie di Hamer. Cosa ne pensi di questa vicenda?

«Da un lato è doloroso, raccontarla da dentro, intervistando i genitori imputati per omicidio. Dall’altro non mi aspettavo che la madre se ne uscisse con questa cosa veramente forte. Cioè, è la prima volta, che io mi ricordi e lavoro a queste storie da una decina di anni, che una persona finita nella trappola del metodo hameriano lancia un appello a starne lontani. In genere la vergogna, il senso di colpa ti spingono a non esporti. sapendo gli effetti che questa cosa può avere sugli altri, è stata una cosa molto emozionante e positiva, sperando che arrivi anche nei circuiti hameriani».

Allora, partiamo proprio dalle basi. Che cosa predicava Hamer, in cosa consiste la sua teoria?

«Hamer, dall’inizio degli anni ’80, predica un metodo di diagnosi e cura incentrato sull’ipotesi che tutte le malattie abbiano come origine un conflitto biologico innescato da un trauma. L’origine è autobiografica. Lui si ammala di un tumore al testicolo dopo la morte del figlio Dirk, ferito a morte dal Savoia nella notte di Cavallò del ’78. Sostiene che anche sua moglie, Sigrid, si ammalò di neoplasia al seno in seguito alla morte del figlio. Da questa intuizione, nasce la sua “legge ferrea”. Hamer non solo ti dice la causa della malattia, ma ti dice che risolto il conflitto causato dal trauma puoi guarire. Dov’è il problema? Prescrive che nessuno interferisca con altri strumenti medici invasivi, perché in realtà quella che chiamiamo malattia, per lui non è una malattia, ma la risoluzione del conflitto. Ciò che rende suggestiva la teoria è che lui ci dà l’eziologia, ma la pericolosità letale è che dice di non alterare questo processo con chirurgia, chemio, radio o antidolorifici».

Quali sono i punti chiave per riconoscerla?

«Oggi molti non citano Hamer, anche perché era un complottista con connotati da un antisemitismo squisitamente germanico e globale. Però applicano la sua teoria. Quando senti parlare di conflitto in una malattia grave, in particolare nell’oncologia, o di leggi biologiche, di psicobiologia, di costellazioni schizofreniche o di risoluzione del conflitto, sono tutte parole che devono mettere in allarme, sono tutti strumenti del kit hameriano».

Ne tuo libro ho trovato alcune contraddizioni insanabili tra Hamer e la sua teoria, soprattutto nell’ambito della sua vita privata. Di questo ne hai parlato con la figlia, Birgit che in qualche modo si era staccata dal padre.

«Potevo raccontare questa storia solo se trovavo un antidoto alla teoria di Hamer, che è molto contagiosa. Senza antidoto non avrei potuto pubblicare Piombo e latte. Mi ha aiutato Birgit Hamer. Lei, ex modella, Miss Germania, ha dedicato la vita alla battaglia per la giustizia e la verità per il fratello Dirk, avendo contro il Savoia e lo stesso padre. Birgit mi ha fatto un racconto del padre incredibile: una persona tirannica già in famiglia con un culto del sé mito maniacale. Le regole del padre in casa erano due: la prima è “io ho sempre ragione”, e la seconda è “quando ho torto scatta la regola numero uno”».

Quale è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?

«Hamer era un uomo di grandi ambizioni, che rivendicava il nome nobiliare della famiglia materna, ma anche pieno di debiti. Mentre Dirk era agonizzante in ospedale, cercò di ottenere un vitalizio per il figlio da parte dei Savoia. Secondo Birgit, voleva “prendere due piccioni con una fava”, cercando di ripianare anche i suoi problemi economici. Birgit non riuscì a tollerare questa mossa, questa strategia poteva indebolire l’accusa contro il Savoia e decide di lottare da sola per il fratello».

Birgit ti ha fornito un’altra chiave per smontare le teorie del padre. Parliamo di vere e proprie falsificazioni della realtà da parte di Hamer, in particolare legate a sua moglie.

«Come sappiamo, Hamer si operò, ma lui lo spiega dicendo che all’epoca non aveva veramente ancora messo a punto tutta la “scoperta”. La moglie, Sigrid, invece, seguì le indicazioni del marito, non si operò chirurgicamente, e morì. Birgit dice anche che il padre falsificò la cartella clinica della moglie».

Oltre ai problemi legati ai debiti e al tentativo “propizio” della richiesta di un vitalizio, c’è un’altra storia riguardo a Dirk: il fatto che Hamer sostenesse di averlo potuto salvare.

«Sì, c’è un passo del suo Testamento per una Nuova medicina Germanica, dove sostiene che con la sua scoperta avrebbe potuto salvare il figlio, che è morto per il conflitto del profugo, per come si sentiva prigioniero negli ospedali. Uno che ti dice che questa teoria medica può salvare un ragazzo ferito da un proiettile è uno che ti sta dicendo che ha poteri sovrannaturali. Mi ha dato l’impressione che pur di glorificare la sua scoperta era pronto a negare l’unica verità di tutta questa storia: Dirk è morto per il piombo del proiettile. E invece alla fine, il padre, il dottor Hamer, dice che non è stato curato correttamente, ma d’altronde sostenevano i medici francesi che hanno favorito l’assoluzione del Savoia a Parigi nel 1991, dicendo addirittura che al ragazzo, che era in dialisi, ha fatto male il latte che il padre gli dava da bere».

Torniamo un attimo alla moglie. Birgit racconta che il padre falsificò la cartella clinica per addossare le colpe del suo decesso alla mancata risoluzione del suo “conflitto”. Ricorda molto la pratica che vede colpevolizzata due volte una vittima. Tornando al caso attuale, non è quello che ha pensato la madre di Francesco Gianello.

«In genere, le persone muoiono in un silenzio vergognoso perché la teoria di Hamer, se applicata alla lettera, colpevolizza il malato o chi gli sta vicino. . Se non guarisci, la colpa è tua per non aver risolto il conflitto. La madre ha detto nettamente: “state alla larga da Hamer. Se volete fatelo per voi, ma non per i vostri figli”. Questo è positivo si sappia, spero anche negli ambienti che si interessano ad Hamer: molti cadono nell’illusione di aver trovato una guarigione indolore. La teoria ti offre una soluzione semplice e fantastica, ma poi ti colpevolizza».

C’è un’altra chiave di lettura nella storia di Hamer. Lui stesso si riteneva una vittima, come fanno tanti altri, tirando in ballo le teorie del complotto.

«Sì. Partiamo da un fatto. Hamer scopre che Vittorio Emanuele di Savoia era iscritto alla P2. Presto la sua teoria medica si salda alla teoria del complotto: pensa che il mondo accademico non riconosca la sua scoperta perché c’è un complotto contro di lui, come d’altronde c’è un complotto che non fa condannare il Savoia. Questo è il “cavallo di Troia” della sua teoria, dove l’ingiustizia subita, a livello giudiziario, innegabile, diventa la chiave di accesso per tutti quelli che credono di essere stati vittime di qualche ingiustizia, del potere o del destino, con una malattia».

Dietro la “Nuova medicina germanica” non c’è solo un’idea sbagliata, ma un sistema di manipolazione costruito da un uomo che ha usato il proprio dolore per creare una fede cieca. Per capire quanto profonda sia stata la trappola di Hamer, e come continuano a diffondersi le sue teorie, vale la pena leggere “Piombo e latte” di Luca Mastrantonio, che ne racconta la genesi e le ferite lasciate, insieme a “Dossier Hamer” di Ilario D’Amato, un’indagine documentata su come una dottrina senza prove scientifiche abbia ancora oggi conseguenze drammatiche.

Foto di copertina: in primo piano Ryke Geerd Hamer, accanto la figlia Birgit (foto di Luca Mastrantonio)