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Tax credit cinema, un punto a Iervolino contro lady Bacardi. Ma non smuove Alessandro Giuli sulla revoca di 66 milioni

24 Ottobre 2025 - 17:19 Fosca Bincher
iervolino lady bacardy
iervolino lady bacardy
Respinto il ricorso del manager della Bacardi per tornare in sella alla società. Contestata la forma della liquidazione della Sipario Movies, ma non affrontato il cuore delle accuse sulla truffa al ministero per ottenere gli sconti fiscali pubblici

La seconda sezione civile della Corte di Appello di Roma ha respinto il ricorso intentato da David Peretti, manager di fiducia di lady Monika Bacardi, contro la sua revoca da liquidatore della Sipario Movies decisa nella primavera scorsa dal tribunale della capitale. Sipario Movies è la società di produzione cinematografica per molti anni condotta in pieno accordo da Andrea Iervolino con lady Bacardi, vedova del signore del rum, fino alla clamorosa rottura fra soci avvenuta nel 2024, provocando una serie di cause contrapposte. In questa sorta di guerra dei Roses fra ex soci Iervolino, dunque, segna un punto a suo favore, anche se poco utile a risolvere il problema principale di quella società: la revoca (con richiesta di restituzione) di 66 milioni di euro di tax credit già ottenuto per produzioni film da parte del ministero della Cultura guidato da Alessandro Giuli. Un provvedimento adottato nel giugno scorso, di cui ha chiesto in autotutela la revoca l’amministratore giudiziario di Sipario Movies, il professore Paolo Bastia, che era stato nominato dal tribunale di Roma per fermare la guerra fra soci.

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Illegittima la liquidazione della società cinematografica al centro della guerra fra soci

Con il decreto della corte di appello, firmato dal presidente della seconda sezione civile, Benedetta Orsetta Thellung de Courtelary, è stata accolta l’opposizione del professore Bastia, di Sipario Movies e dello stesso Iervolino alla revoca dell’amministrazione giudiziaria chiesta dall’ex liquidatore della società Peretti per tornare in sella. Secondo la corte, infatti, proprio le scelte del liquidatore di Sipario Movies messo in sella da lady Bacardi sarebbero state illegittime, perché diverse dal mandato ricevuto dall’assemblea della società, e quindi bene ha fatto il tribunale di Roma a revocarlo.

Una decisione formale, che però non interviene sul cuore della revoca del tax credit

La decisione giudiziaria è formale, ma non affronta però l’argomento sostanziale che è alla base della scelta del ministero della Cultura di revocare 66 milioni di euro di tax credit. Questa decisione è venuta infatti in autotutela della pubblica amministrazione dopo avere ricevuto un lungo documento da Peretti sulla liquidazione di Sipario Movies in cui si elencava una intricata serie di operazioni secondo lui inesistenti, anche con terze società, per gonfiare i costi di produzione di Sipario Movies in modo da ottenere quei 66 milioni di tax credit che invece secondo quella documentazione non avrebbero dovuto essere erogati. La decisione della Corte di appello non interviene su questo merito, anche se rileva come fino ad oggi non si sia mosso alcun pubblico ministero per contestare un reato. Il ministero è in questo momento in stallo, anche perché la sua struttura non è in grado di verificare le operazioni finanziarie fatte in passato da Sipario Movies per avere i finanziamenti pubblici.

Iervolino e lady Bacardi quando andavano d’accordo

Il vecchio errore giudiziario ora riscattato della magistrata che firmato questa decisione

La dottoressa Benedetta Orsetta Thellung de Courtelary che con il suo decreto ha fatto segnare un punto a favore di Iervolino nella guerra con lady Bacardi, è magistrato ormai di lunga esperienza nel civile, cui è passata all’inizio degli anni 2000 dopo una controversa disavventura nel penale che l’aveva portata davanti alla disciplinare del Csm (che alla fine fra qualche polemica l’ha assolta). La pietra di inciampo era stata una sua sentenza con cui aveva condannato per guida in stato di ebrezza a sei mesi di carcere oltre a una multa il signore V.G., effettivamente incarcerato per 24 giorni. Il poveretto poi è riuscito ad uscire di prigione quando è emerso che la giudice che lo aveva condannato non si era accorta da una parte che era ampiamente già scattata la prescrizione, dall’altra che la pena comminata da almeno due anni non esisteva più, essendo cambiato il codice della strada. Un grave errore, di cui davanti alla disciplinare si è scusata la stessa Thellung, sostenendo di esserne «estremamente mortificata» e ottenendo il perdono dei colleghi. Passata al civile però ha poi riscattato quel grave incidente di percorso con sentenze e provvedimenti che hanno fatto scuola.

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