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Lucarelli-Vagnoli ai ferri corti, Selvaggia pubblica le chat. Insulti alla Murgia. «Social come vendette personali». L’attivista: «Reato di antipatia?»

31 Ottobre 2025 - 13:55 Ugo Milano
carlotta vagnoli selvaggia lucarelli
carlotta vagnoli selvaggia lucarelli
In un lungo articolo Lucarelli ha messo nero su bianco alcuni dei messaggi che Vagnoli scambiava con Fonte e Sabene (tutte indagate per stalking) nel loro gruppo privato «Fascistelle». Immediata la risposta social della influencer: «Li hai presi da cd non sotto indagine, violi la democrazia per proteggere l’amica»

«Quella vecchia nazi della Segre». «Odio tutti gli ebrei». «Quel vecchio di merda di Mattarella». Oppure i richiami a una giustizia «secondo il metodo Mangione», riferimento al giovane americano che ha ucciso a bruciapelo per strada il Ceo di United Healthcare. E poi un messaggio chiaro: «Dobbiamo radicalizzare, attaccare, accusare. La cancel culture è l’arma più potente che il femminismo abbia avuto negli ultimi 10 anni». A scrivere questi messaggi, o a leggerli, sono Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, influencer e attiviste impegnate su temi come il femminismo e i diritti della persona e indagate per stalking. È Selvaggia Lucarelli, in un lungo articolo pubblicato oggi sul Fatto quotidiano, a mettere nero su bianco gli sms che le tre si sarebbero scambiate con altre persone in una chat privata. Immediata la risposta di Vagnoli: «Le chat non sono state inserito negli atti utili all’indagine perché ritenute ininfluenti. Il reato di antipatia non mi risulta, dal codice penale».

Le due denunce di A.S. e di Serena Mazzini

A carico delle tre giovani donne risultano due denunce. Una, quella di A.S., è quella che ha portato all’apertura dell’indagine per stalking e diffamazione. L’uomo ha raccontato di essere stato vittima di una campagna mediatica violenta, in cui è stato accusato dalle tre di essere un «abuser», autore di un abuso, dopo aver interrotto la relazione con Sabene per continuarne una che stava mantenendo in parallelo. La seconda denuncia – solo contro Vagnoli e Fonte – arriva invece da Serena Mazzini, social media strategist che avrebbe testimoniato corroborando la storia di A.S. venendo in tutta risposta accusata (senza fondamento) di partecipare a un gruppo di Telegram in cui si facevano dossieraggi, bodyshaming e revenge porn. 

Il gruppo «Fascistella» e gli insulti a Mattarella, Sala e Lucarelli

Il gruppo in cui le tre, con un numero ristretto di persone, si scambiavano opinioni e giudizi era chiamata «Fascistella». Si va da Michela Murgia, accusata di «evadere il fisco» per poi «santificare il Ssn quando si è ammalata», fino alla giornalista Simonetta Sciandivasci. Dalla femminista Viola Garofalo alla scrittrice Valentina Mira. Su Cecilia Sala, dopo il rapimento, si dice che ha «dato la voltata alla sua carriera, e ora vai di podcast». E i nomi si susseguono a valanga, tra giudizi aspri, antipatie mal nascoste e – a volte – frasi che sembrano superare il limite. Sergio Mattarella è un «vecchio di merda», e poi frasi antisemite e richiami al famoso «attentato a Belpietro che non ci fu, purtroppo». Per poi arrivare, come sottolinea con molteplici esempi Selvaggia Lucarelli, a insulti contro la stessa opinionista: contro i suoi articoli e contro la persona («cancro», «povera stronza», «disturbata», «col QI di una scimmia» e chi più ne ha più ne metta).

La risposta di Vagnoli: «Messaggi ininfluenti e presi illecitamente, come i fascisti»

Un articolo duro, durissimo, che ha pescato a piene mani – stando a Lucarelli – nelle oltre 2000 pagine di atti di indagine. Anche se la verità presentata in più storie Instagram da Carlotta Vagnoli è ben diversa: «Piuttosto sconcertata dalla inutilità di quel pezzo su Il Fatto a firma Lucarelli. Tutte le persone che mi stanno sulle balle lo sanno molto bene da tempo. Che gossip!». E poi continua, parlando proprio delle chat: «Bizzarro invece come una persona estranea al processo abbia avuto accesso a materiali secretati fino a decisione del gip, abbia estrapolato addirittura il materiale su cd e chiavette che non è stato inserito negli atti utili all’indagine perché ritenuto ininfluente, calpestato i diritti delle persone in indagine e abbia messo a rischio non solo l’incolumità e la sicurezza delle indagate (che hanno ahimè ancora molto tempo prima di avere un rinvio a giudizio o una archiviazione: siamo ancora ben lontane dall’audizione col pm, figuriamoci dalla decisione del gip) ma anche tre persone estranee ai fatti. Anche oggi un ottimo lavoro di giornalismo, Selvaggia. Sai chi faceva uso di metodi illeciti per punire i nemici a mezzo stampa? Esatto: i fascisti».

Vagnoli contro Lucarelli: «Fai così solo perché sei ricca, difendi la tua amica»

La risposta di Vagnoli non si ferma qui: «Ma poi non eri te a difendere la libertà di espressione nelle chat tra amici o quello vale solo quando a essere sgamata è una tua amica (Serena Mazzini, ndr)?», dice riferendosi direttamente a Lucarelli. «Su questa vicenda non tornerò, perché non solo tutto ciò che tocca Lucarelli ha il dispiacere di diventare spazzatura ma perché non ho l’usanza di frignare sui social. Mi spiace solo che per avidità di averla vinta a ogni costo (su cosa?) si siano tirate dentro e sbattute su un giornale tre persone che non hanno motivo di essere tirate dentro. Persone non indagate e, come me e Fonte, privati cittadini, non esponenti politici». Poi aggiunge una nota sul nome della chat: «Fascistella tra le altre cose è il soprannome goliardico dato da sinistra all’ex sindaco di Firenze, mi spiace rovinarvi i complotti elaborati, ma siamo molto più terra di quanto crediate». L’attacco a Lucarelli si rinnova ulteriormente: «Ovviamente ANCHE questa mediocre pagina di giornalismo a tutti i costi finirà davanti a un giudice. Ricordiamoci che questa mossa è fatta semplicemente perché può permettersi di farla. Sa bene che verrà querelata da più persone per questo. Ma la sua posizione – di potere, soprattutto economico – le ha permesso di farla ugualmente. Siamo un paese in cui i ricchi con una piattaforma e nessun tesserino ci possono fare quello che vogliono. Auguri, perché ne abbiamo bisogno».

Cecilia Sala: «Ci siamo fatti spiegare le molestie da indagati per stalking»

Sulla questione è intervenuta con un post su Instagram anche Cecilia Sala: «Ci siamo fatti spiegare i diritti umani da quelli che godono quando l’Iran rapisce una giornalista. E augurano la morte al presidente della Repubblica italiana perché cita la giornalista nel discorso di Capodanno», si legge. «Ci siamo fatti spiegare le molestie dagli indagati per stalking. Il bodyshaming da quelli che non fanno altro. Il femminismo da quelli che descrivono le donne che lavorano come “scendi-cazzi”. E il razzismo da quelli che “odio tutti gli ebrei”».

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