«Neve prima del previsto, ha sepolto nel sonno Stefano e Alessandro». Il racconto di Valter Perlino, sopravvissuto in Nepal: «Io salvo per una trombosi»

Sono morti, sepolti sotto quasi tre metri di neve che li ha sorpresi mentre dormivano nelle loro tende sull’Himalaya. «È assurdo, eravamo insieme al Campo 2», ha raccontato Valter Perlino, che era con Stefano Farronato e Alessandro Caputo sul monte Pambari nel Nepal occidentale. «Non siamo degli sprovveduti, ma la neve ci ha sorpreso due giorni prima di quando era prevista». Nelle ultime ore, le squadre di soccorso nepalesi hanno recuperato le salme dei due italiani. Oltre a loro, sempre sull’Himalaya negli ultimi giorni sono deceduti in una spedizione separata altri tre italiani.
Il malore provvidenziale e la decisione di tornare verso valle
«Abbiamo terminato le ricerche da poco, con il ritrovamento e recupero dei corpi di Farronato e Caputo. Li abbiamo trovati. Dormivano, in tenda e sono stati sepolti sotto 2 metri e mezzo di neve compatta. E’ accaduto nella notte tra giovedì e venerdì», ha detto al Corriere Torino Valter Perlino, pinerolese che negli scorsi giorni aveva provato a scalare la vetta di 6.887 metri con Farronato e Caputo. Una morte che lo stesso Perlino ha evitato per un soffio, anzi per un malore provvidenziale: «Stavamo salendo al Campo 3 a 6.300 metri. Ho avuto una trombosi venosa al piede sinistro, abbiamo deciso di scendere tutti con l’accordo di arrivare al campo base a 4.800 metri. Ma qui è tutto coperto di neve»
La nevicata improvvisa e le comunicazioni interrotte
Perlino è sceso al campo base, Farronato e Caputo si sono intrattenuti un po’ più a lungo al Campo 1, a oltre 5mila metri. «Non so perché. Forse per stanchezza hanno deciso di fermarsi al C1: stavano bene, avevano gas e viveri. La sera di lunedì ventisette ci ha sorpreso l’inizio della nevicata durata sei giorni. Sapevamo dell’arrivo, ma ha anticipato di due giorni. Io ero già al campo base, loro al Campo 1. Siamo rimasti in contatto sino a giovedì 30 sera, poi più nulla». L’allarme era già partito mercoledì 29: «Era evidente che sarebbe stato impossibile muoversi tutti». Poi, dalla sera di lunedì 3 novembre, sono tornati sul posto con un team di soccorsi, un elicottero e persone a terra. A quel punto hanno rinvenuto i due cadaveri: «Perdiamo due alpinisti esperti».
