Ultime notizie AccoltellamentiDonald TrumpJannik SinnerRomaUcraina
ATTUALITÀArteFurtiInchiestePiemonteTorino

Amedeo Goria e il quadro di De Chirico rubato alla sua famiglia: «Lo rivoglio»

05 Novembre 2025 - 07:16 Alba Romano
amedeo goria quadro de chirico
amedeo goria quadro de chirico
Il padre lo comprò per otto milioni. Poi la sparizione in seguito a un furto in casa

Il giornalista Amedeo Goria rivendica la proprietà di un quadro del maestro Giorgio De Chirico. Che ricorda appeso a casa dei suoi genitori: «Era di una bellezza unica, con quei colori così forti, accesi». Il conduttore rai dice al Corriere della Sera: «Mio padre l’aveva comprato in una galleria di Torino per regalarlo a mia madre Irene. Era un periodo in cui c’era tensione tra di loro, era stato un modo per riconciliarsi. Lei aveva iniziato a stare male e purtroppo morirà dopo pochi anni. In quel quadro c’è tutta la mia famiglia».

Un quadro di De Chirico

Il padre Aldo, medico condotto a Chiaverano, paese dell’alto Canavese, acquistò la tela «Venezia» (30 centimetri per 40) nell’ottobre 1968 per quasi 8 milioni di lire. Cinque mesi dopo un furto in casa lo fece sparire. «Tornammo e trovammo tutto a soqquadro. Tra gli oggetti di valore mancava solo il quadro di de Chirico. Ho sempre pensato che fosse stato un furto su commissione, i ladri cercavano proprio quella tela». La denuncia non ha esito. Il dipinto ricompare nel 2010 ma la famiglia Goria se ne accorge solo nel 2023. Il padre muore nel 2016. Amedeo, unico erede, scopre che l’opera è stata venduta all’asta a Londra da Christie’s nel 2015: battuta alla cifra di 35 mila sterline, ben al di sotto del valore stimato che arrivava fino a 60 mila.

La denuncia

Assistito dall’avvocato Paolo Mendolicchio, Goria presenta denuncia ai carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale. Dalle indagini emerge che nel 2010 spunta un nuovo proprietario, M.G., un professionista di Ivrea. «La eccezionale contiguità dei luoghi induce a ritenere che il dipinto rubato sia rimasto nelle vicinanze del luogo di origine sin dalla data della sua sottrazione», notano i carabineieri. Il nuovo possessore vuole venderlo e si rivolge alla casa d’aste Christie’s che a sua volta chiede alla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di provarne l’autenticità. Domanda rifiutata perché «l’opera è stata profondamente ridipinta».

La certificazione e la vendita

Nel 2013 arriva la certificazione di autenticità. Due anni dopo la vendita a Londra. L’asta si tiene un anno prima della morte della vittima del furto, come «attendendo il crepuscolo della vita dell’originario proprietario per riciclare il dipinto e farlo autenticare e rivenderlo sul mercato internazionale». Non solo, il Nucleo Patrimonio culturale denuncia «una conservazione maldestra e clandestina» e una «profonda ripittura di un dipinto di tale importanza culturale ed economica, operata scelleratamente da personale non qualificato», che «può comprendersi esclusivamente con l’intento di un’alterazione finalizzata a rendere difficile l’identificazione».

La prescrizione

I carabinieri chiedono una perquisizione dell’ultimo proprietario. Ma secondo i pm c’è prescrizione degli eventuali reati commessi: riciclaggio di beni culturali, ricettazione ed esportazione d’arte. Goria presenta opposizione. L’udienza è fissata per il 2 aprile 2026. «Non è giusto che finisca così. Quel quadro è stato rubato dalla nostra casa e qualcuno non ha vigilato anche se era evidente la sua provenienza illecita. Adesso voglio sapere dove è finito, è giusto che torni in mio possesso. Lo devo ai miei genitori», conclude Goria.

leggi anche