Euro digitale, il parlamento europeo tira il freno ma la Bce vuole andare avanti (e spende 1,3 miliardi): cosa sta succedendo

Mentre i lavori tecnici proseguono a ritmo spedito, per l’euro digitale si prospetta la fase più complessa dal punto di vista politico. Al vertice della scorsa settimana a Firenze, la Banca centrale europea ha dato il via libera a una nuova fase del progetto, che servirà soprattutto a garantire la «prontezza tecnica» dell’euro digitale. Per supportare tutti i lavori necessari, l’istituto guidato da Christine Lagarde stima un costo complessivo di 1,3 miliardi di euro e punta al lancio della nuova valuta nel 2029. Ma per un’istituzione che accelera, ce n’è un’altra che avanza con il freno a mano tirato.
È il caso del Parlamento europeo, che è chiamato – insieme al Consiglio – a scrivere e approvare un regolamento per l’introduzione dell’euro digitale, ma ha fatto ben pochi progressi negli ultimi anni. A inizio settimana, il relatore del provvedimento, lo spagnolo Fernando Navarrete Rojas, ha depositato un draft report che servirà come base di partenza per la discussione politica. Quel documento smonta l’impianto originale immaginato dalla Bce e taglia le gambe a molte delle novità che la stessa Eurotower spera(va) di introdurre con l’euro digitale.
L’eurodeputato spagnolo che smonta il progetto della Bce
Il report di Navarrete, eurodeputato del Partido Popular spagnolo, cambia radicalmente l’impostazione progettuale della Bce e della Commissione, introducendo una serie di correttivi che “smontano” i pilastri della proposta iniziale. Innanzitutto, propone che l’euro digitale proceda inizialmente solo in modalità offline, ovvero con un token scaricabile sul proprio telefono che consenta pagamenti senza connessione. Lo sviluppo della versione online, invece, viene subordinata all’assenza di una soluzione privata europea per i pagamenti che copra l’intera area euro. Già solo questa modifica, secondo quanto apprende Open da fonti qualificate e vicine al progetto, ritarderebbe l’introduzione dell’euro digitale di diversi anni.
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In secondo luogo, Navarrete propone che l’obbligo di accettazione dell’euro digitale per i commercianti non sia universale, come chiede la Bce, ma limitato ad aziende con più di 50 dipendenti o fatturato superiore a 10 milioni. Ancora, il relatore chiede che le commissioni a carico dei commercianti che accettano pagamenti in euro digitale non siano inferiori a quelli degli strumenti esistenti. Nei primi dieci anni, le tariffe dovranno essere “comparabili” agli strumenti attuali, mentre solo in seguito si potrà valutare un abbassamento delle commissioni. Persino per i semplici cittadini Navarrete chiede un aumento dei costi: se la Bce ha sempre detto che l’euro digitale sarà gratuito per tutti, il relatore del Parlamento Ue chiede invece di fissare un limite mensile di pagamenti gratuiti che le banche possono concedere agli utenti.

I veri oppositori dell’euro digitale: le piccole banche tedesche e francesi
Se l’euro digitale dovesse avere tutte queste caratteristiche, è piuttosto improbabile che riuscirà a diffondersi come nuovo metodo di pagamento: i commercianti pagherebbero le stesse commissioni che pagano ora, gli utenti avrebbero a disposizione un numero limitato di transazioni gratis e la stragrande maggioranza degli esercizi commerciali non sarebbe obbligata ad accettare i pagamenti con la nuova valuta elettronica. Non sorprende, dunque, che già da tempo fra Navarrete e la Bce non scorra affatto buon sangue. L’eurodeputato spagnolo si è mostrato scettico sull’euro digitale ben prima che fosse scelto come relatore del provvedimento al Parlamento europeo.
Anzi, quando il capo dei Popolari europei, Manfred Weber, ha dovuto scegliere uno dei suoi per dirigere i lavori sulla stesura del regolamento, ha pescato proprio uno degli esponenti più apertamente critici nei confronti del progetto. I partiti sono spaccati sull’appoggio all’euro digitale: sinistra, verdi, socialisti e liberali sono a favore dell’euro digitale e hanno criticato duramente il report di Navarrete, mentre popolari e conservatori sono divisi al loro interno. Tra gli eurodeputati italiani, il consenso è sostanzialmente unanime, da destra a sinistra. Mentre i veri oppositori del progetto, riferiscono fonti a Open, sarebbero soprattutto le piccole banche tedesche e francesi, che temono di vedere il proprio giro d’affari ridursi e affidano il proprio malcontento ad alcuni influenti eurodeputati, principalmente di centrodestra.
I leader europei (compresa Giorgia Meloni) chiedono di fare in fretta
A guardare bene, lo scontro politico riguarda solo il Parlamento europeo. Al Consiglio, dove siedono i rappresentanti dei governi, le cose procedono in modo molto più spedito e si punta ad approvare la propria posizione negoziale già entro fine anno. Durante il vertice a Bruxelles del 23 ottobre, i capi di Stato e di governo Ue hanno parlato anche di euro digitale, definito «un’opportunità strategica per sostenere un sistema di pagamenti europeo competitivo e resiliente». E hanno invitano le istituzioni, leggasi Parlamento europeo, a «completare rapidamente i lavori legislativi». Anche l’Italia ha da tempo assicurato il proprio sostegno al progetto, con la stessa Giorgia Meloni e il ministro Giancarlo Giorgetti che hanno appoggiato pubblicamente l’idea di un’euro digitale.

La corsa della Bce e il pilota previsto per il 2027
Nel frattempo, prosegue su un binario parallelo il lavoro della Bce, incaricata di occuparsi degli aspetti tecnici del progetto. A fine ottobre, si è chiusa ufficialmente la fase di preparazione, durata circa due anni. L’obiettivo ora è garantire la prontezza tecnica della piattaforma e di tutte le infrastrutture, così da lanciare un progetto pilota nel 2027 e prepararsi a una possibile emissione dell’euro digitale all’inizio del 2029. Il piano resta lo stesso di sempre: offrire un’alternativa europea ai giganti stranieri dei pagamenti come Visa e Mastercard, che oggi processano due terzi delle transazioni nell’eurozona. Ma perché questo percorso venga portato a termine occorre superare uno degli ostacoli più ostici: il muro alzato dal Parlamento europeo. Perché a decidere se l’euro digitale nascerà davvero, e a stabilire le caratteristiche che avrà, non sarà (solo) la Bce, ma la politica.
Foto copertina: ANSA/Claudio Giovannini | Christine Lagarde, presidente della Bce
