Ranucci difende Gabriele Nunziati, il giornalista di Agenzia Nova licenziato per una domanda. E gli apre le porte di Report: «Ha coraggio, qualità rara» – Il video
«Il collega che purtroppo è stato licenziato dopo la domanda, per una coincidenza particolare è uno stagista di Report. Evidentemente li educhiamo a fare le domande e ne pagano le conseguenze se non hanno alle spalle un’azienda importante come la Rai. È stata mia cura, anche come segnale, di chiamarlo e farlo venire in redazione per dargli la mia solidarietà e, se ci sarà la possibilità, lo vorrò nella mia squadra, perché ha dimostrato una qualità che è rara tra politici, giornalisti: quella del coraggio. Che è una cosa che va premiata e riconosciuta». Con queste parole Sigfrido Ranucci, conduttore e autore di Report, ha difeso in commissione di Vigilanza Rai Gabriele Nunziati, il giovane giornalista licenziato dopo una sola domanda posta durante una conferenza stampa della Commissione europea. Una domanda che, come ha sottolineato Ranucci, non era provocatoria, ma necessaria: un atto di giornalismo. «Ringrazio Sigfrido Ranucci, grande giornalista italiano, per queste belle parole», ha replicato Nunziati su X.
November 6, 2025
La domanda “scomoda”
La domanda di Nunziati incriminata era questa: «Avete ripetuto più volte che la Russia dovrebbe pagare per la ricostruzione dell’Ucraina. Credete che anche Israele dovrebbe ripagare per la ricostruzione di Gaza, dato che ha distrutto gran parte della Striscia e le infrastrutture civili?». Una domanda limpida, fondata su un principio di coerenza: se la responsabilità della guerra in Ucraina impone a Mosca di pagare per la ricostruzione, perché non chiedere lo stesso per Gaza? La risposta, arrivata con un «no comment», è stata seguita — dieci giorni dopo — dal licenziamento del giornalista. La vicenda di Nunziati mostra come la libertà di stampa non sia soltanto minacciata da regimi autoritari, ma anche da dinamiche più sottili: l’autocensura, le pressioni istituzionali e la paura di perdere il lavoro. «Questo è il giornalismo che vogliamo», ha commentato Ranucci. «Quello che non si piega, che non ha paura, che difende la verità anche quando costa caro».
