Il pugno di ferro di Alessandro Giuli, niente fondi per celebrare Bartolo Longo: «Scarso rilievo del personaggio». Solo 12 giorni prima papa Leone l’ha fatto santo

Il no è stato perentorio, e qualche sorpresa ha suscitato perfino in Vaticano. «Scarso rilievo del personaggio celebrato»: è con questo lapidario giudizio che il ministro della Cultura, Alessandro Giuli (o meglio per lui l’apposita consulta ministeriale) ha archiviato la richiesta di finanziamento del “Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Bartolo Longo”. Il “Bartolo Longo chi?” è spuntato fra le carte del decreto di istituzione e di rifinanziamento dei Comitati nazionali e delle Edizioni nazionali che Giuli ha inviato a palazzo Madama, accompagnandolo da una lettera rivolta al «Carissimo Ignazio» il 31 ottobre scorso; quindi, appena 12 giorni dopo che in piazza San Pietro papa Leone XIV lo aveva fatto santo, fornendo la risposta che gli esperti del ministero della Cultura non riuscivano a trovare.
Ignoto al Mic, ma nel cuore di tre papi: Giovanni Paolo II, Francesco e Leone XIV
La bocciatura del Santo sconosciuto alla consulta ministeriale rischia di trasformarsi in un incidente con il Vaticano, anche perché Bartolo Longo era ben noto e nel cuore di ben tre papi. Ben noto e ammirato da Giovanni Paolo II, che l’ha fatto beato il 28 ottobre 1980. Nel cuore anche di papa Francesco che il 25 febbraio scorso, dal letto all’ospedale Gemelli dove era ricoverato, ha firmato la scelta di canonizzarlo. E ovviamente anche di papa Leone XIV, che il 19 ottobre ha proclamato santo Bartolo Longo definendolo «benefattore dell’umanità». Ma al ministero della Cultura non avevano seguito le scelte della Chiesa.
La storia di Bartolo che si reinventò non solo il santuario, ma la città stessa di Pompei

Bartolo Longo fu nell’Ottocento fondatore e finanziatore di uno dei santuari mariani più noti d’Italia, quello della Beata Vergine del Rosario di Pompei, dopo che ebbe in dono da una suora di Napoli quella che oggi tutti conoscono come l’icona della Madonna di Pompei. Nato da una famiglia borghese benestante, laureatosi in giurisprudenza dopo la conversione da adulto, Longo fu consacrato nel Terz’ordine domenicano, votandosi anche alla castità. A Napoli conobbe la contessa Marianna Farnararo, appena restata vedova del conte Albenzio de Fusco, con cinque figli da allevare. La contessa chiese a Bartolo di amministrarle i beni ereditati dal marito, fra cui molti possedimenti nella valle di Pompei. Per fare il suo lavoro si trasferì con un ufficio nella residenza De Fusco, e promosse con la contessa molte opere caritatevoli, aiutando in ogni modo i mille abitanti della valle di Pompei e rimettendo in piedi la vecchia parrocchia in rovina.
Il lavoro sotto lo stesso tetto della contessa vedova scatenò però le maldicenze. I due furono convocati per questo da papa Leone XIII, che chiese loro di sposarsi per mettere fine alle voci. Fu matrimonio celebrato in forma religiosa e mai trascritto negli atti civili. Non consumato secondo l’accordo originario con il pontefice, senza quindi tradire il voto di castità. Serviva solo per la forma. Fu Longo a mettere i fondi per la costruzione del santuario e per la sistemazione delle case dei contadini lì vicino. Intuendo che grazie agli scavi di Pompei la cittadina sarebbe stata attrazione turistica, concesse il terreno e alcuni fondi per la costruzione della stazione ferroviaria, di un ufficio postale, di strade, di farmacie, di taverne per ristorare i turisti.
Niente soldi a Bartolo, ma finanziate ricorrenze fuori tempo. Dalla Dc alla Duse
Se “Bartolo Longo chi?” è stato escluso dalle celebrazioni ministeriali 40 mila euro sono invece stati assegnati al «Comitato nazionale per le celebrazioni dei duecento anni dalla nascita del Conservatorio di Napoli a San Pietro a Majella», che in realtà fu fondato a Napoli nel 1808, riunendo quattro orfanotrofi cinquecenteschi che nei secoli successivi si erano trasformati in scuole di musica. Il centenario si riferisce semplicemente al trasferimento del Conservatorio nella sua attuale sede in via San Pietro a Majella: è una celebrazione quindi più che culturale o storica, semplicemente toponomastica. Al ministero poi le risorse sono sembrate abbondare, tanto è che hanno rifinanziato vecchi comitati per celebrazioni da tempo passate. Come quello per ricordare con 42 mila euro nel 2026 gli 80 anni dalla fondazione della Democrazia cristiana, che però cadevano nel 2024. O i 25 mila euro per festeggiare il centenario della morte di Eleonora Duse due anni dopo: la grande attrice è infatti scomparsa il 21 aprile 1924…
