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Nuovo acquirente, Cig e decarbonizzazione entro 4 anni: il piano del governo per l’ex Ilva di Taranto

12 Novembre 2025 - 09:47 Bruno Gaetani
Previsto un aumento del ricorso alla Cig, con integrazione del reddito, per 6mila dipendenti da inizio 2026

Un «piano di decarbonizzazione» che si completerà in quattro anni, ovvero «nel più breve tempo possibile», con «mantenimento della continuità produttiva, così da consentire all’Italia di diventare il primo paese europeo a produrre solo acciaio». È questo il piano per l’ex Ilva di Taranto presentato dal governo Meloni ai sindacati e reso noto dalla Fiom Cgil. Una strategia che prevede, tra i punti salienti, anche la cassa integrazione aumentata a 5.700 persone, che saliranno poi fino a 6mila. Nella serata di martedì, i sindacati avevano interrotto il tavolo delle trattative sull’ex Ilva, accusando il governo di voler chiudere l’impianto.

Alla ricerca di un nuovo acquirente estero

Proseguono, nel frattempo, i negoziati con un nuovo potenziale acquirente estero (oltre a Bedrock Industries e Flacks Group), che al momento sta facendo una prima ricognizione dell’impianto produttivo. Il governo ha firmato un accordo di riservatezza e attivo l’accesso alla data room la scorsa settimana. Venerdì scorso, si legge nel piano, c’è stato un primo incontro «positivo», a cui ha fatto seguito «un’ulteriore richiesta di chiarimenti».

La gestione ordinaria dell’ex Ilva

Per quanto riguarda la gestione, Acciaierie d’Italia darà corso a interventi per la manutenzione dell’altoforno 2, altoforno 4, Acciaieria 2, Treno nastri 2, Rete gas coke e agglomerato. Sono previsti, inoltre, interventi ambientali e sugli impianti marittimi. Da marzo del prossimo anno, inoltre, sarà necessario fare ulteriori interventi di manutenzione all’altoforno 1, «auspicabilmente a cura del nuovo acquirente».

Il piano «a ciclo corto» e la cassa integrazione

Dal 15 novembre 2025 sarà necessario attivare un nuovo piano operativo «a ciclo corto», che comporta una rimodulazione dell’assetto produttivo dell’ex Ilva. Il 1° gennaio 2026 scatterà il fermo di produzione delle batterie di cokefazione, mentre da metà gennaio si alterneranno l’altoforno 4 e l’altoforno 2 per circa 20 giorni. Questa «rimodulazione dell’attività produttiva», si legge nel piano del governo, richiederà l’incremento del ricorso alla cassa integrazione, che passerà da 4.550 a circa 6.000 dipendenti a inizio 2026, con integrazione del reddito. A tal fine, l’esecutivo ha annunciato che presenterà una norma legislativa per garantire la copertura finanziaria.

Il piano di decarbonizzazione da completare entro 4 anni

Il governo, insieme alla Regione Puglia, garantisce inoltre il proprio sostegno per attuare il piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva, mettendo a disposizione immediatamente le risorse finanziarie necessarie. L’obiettivo è arrivare entro quattro anni ad avere un impianto di «Dri», un acronimo che sta per Direct Reduction Iron, ossia il preridotto, un semilavorato che si ottiene dalla riduzione dell’acciaio mediante monossido di carbonio e idrogeno. e alla centrale termoelettrica una fornitura di gas via condotte terrestri, a prezzi competitivi. Il tavolo che si è insediato al ministero delle imprese lo scorso maggio ha individuato aree potenzialmente utili alla reindustrializzazione dell’impianto, sia interne che esterne al perimetro dell’ex Ilva. Per queste aree, spiega il governo, «stiamo valutando i progetti di investimento di oltre 15 aziende italiane ed estere, fra cui primari player nazionali, i cui progetti possono realizzarsi nell’arco dei 4 anni».

Foto copertina: ANSA/Ciro Fusco | L’ex Ilva in una foto del 2013

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