«Chi vuole scioperare nei trasporti deve dirlo una settimana prima», il senatore FdI ci ripensa: il dietrofront dopo le bordate Meloni-Landini

Ha deciso di fare un passo indietro il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti, che aveva proposto l’emendamento sull’adesione agli scioperi dei trasporti che aveva scatenato dure polemiche con sindacati e partiti di opposizione. «Ritengo opportuno ritirare l’emendamento che avevo presentato alla legge di Bilancio, dove per ragioni oggettive mancano le condizioni per una discussione approfondita ed ampia, ripromettendomi di presentare sull’argomento un disegno di legge più articolato, per il quale sono sicuro che sarà possibile quel confronto che adesso mancherebbe», ha dichiarato il senatore.
La proposta: dichiarazione preventiva e irrevocabile
Con l’emendamento alla manovra, Fratelli d’Italia voleva obbligare tutti i lavoratori del settore dei trasporti a dichiarare «preventivamente» la propria intenzione di aderire a uno sciopero. «La comunicazione di adesione è irrevocabile e deve pervenire in forma scritta alle amministrazioni e alle imprese erogatrici dei servizi entro sette giorni dalla data prevista per l’astensione dal lavoro», si leggeva nel testo. A loro volta amministrazioni e imprese «dovranno tener conto delle adesioni preventive nella individuazione dei nominativi dei lavoratori tenuti a garantire le prestazioni indispensabili». Oggi, in base alla legge 146 del 1990 che regola gli scioperi nei servizi pubblici, c’è un solo obbligo in capo alle organizzazioni sindacali: comunicare solamente data, modalità e ragioni della protesta con un preavviso di dieci giorni.

La rivolta dei sindacati: «Lesione del diritto costituzionale»
Le tre federazioni dei trasporti (Fit-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti) hanno chiesto «il ritiro immediato» della proposta, pronte a mettere «in campo tutte le iniziative necessarie a tutela dei lavoratori dei trasporti». In una nota i tre sindacati hanno espresso «ferma contrarietà» all’emendamento, definendolo «una misura che snatura il diritto stesso di sciopero garantito dalla nostra Costituzione, crea di fatto liste di scioperanti e apre la strada a discutibili pressioni e potenziali discriminazioni». Secondo Annamaria Furlan, ex segretario generale della Cisl e oggi senatrice di Italia Viva, la proposta «rappresenta una vera e propria lesione del diritto costituzionale di sciopero» ed è anche «una norma inutile, perché la legge 146 già garantisce ampiamente i servizi minimi».
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Lo scontro Meloni-Landini sugli scioperi
La proposta arriva dopo le bordate polemiche di Giorgia Meloni che negli ultimi giorni si è scagliata contro il leader della Cgil Maurizio Landini per gli scioperi proclamati «sempre di venerdì», ennesima occasione di «week end lungo». Scontro che segue mesi di braccio di ferro tra il ministro Salvini e i sindacati ogni volta che nei trasporti va in scena una protesta. Dal fronte opposto, il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi accusava i sindacati di proclamare uno sciopero «ogni 5 giorni. Prima l’astensione dal lavoro era un evento straordinario, e se oggi risulta uno strumento inflazionato la colpa è di Landini e dei sindacati stessi».
Le motivazioni di Gelmetti: «Dumping degli scioperi»
Nella sua dichiarazione, Gelmetti aveva provato a spiegare le ragioni della proposta: «Occorre intervenire sulla stortura derivante dalla normativa che attualmente regola gli scioperi nel trasporto pubblico. Oggi il solo annuncio di uno sciopero, anche da parte di una sigla sindacale minore, comporta che le aziende di trasporto siano costrette a ridurre del 50 per cento il servizio. Questo qualunque sia il reale livello di adesione allo sciopero stesso. Così capita che ad adesioni sindacali irrisorie corrispondano comunque grandissimi disagi per gli utenti. Un vero e proprio fenomeno di dumping degli scioperi che penalizza soltanto gli italiani». L’emendamento, oltre ai possibili profili di incostituzionalità, introduceva una modifica di tipo ordinamentale che per legge non può essere inserita nella legge di Bilancio. Era quindi altamente già probabile che venisse cassata, come capiterà a oltre il 90% delle più di 5.700 proposte presentate in Senato.
M5s: «Da FdI solo un messaggio intimidatorio ai sindacati»
Le polemiche però non si spengono, con la protesta le senatrici M5s Elisa Pirro e Mariolina Castellone. Il passo indietro di FdI non cancellerebbe comunque il tentativo di «assalto frontale al diritto allo sciopero», dicono in una nota in cui bollano come «follia» quella di creare «liste degli scioperanti nel settore trasporti. Peraltro - continuano – la legge 146/1990, che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, tra cui i trasporti, già garantisce le prestazioni indispensabili. È evidente l’obiettivo che c’è dietro: mandare un messaggio intimidatorio ai sindacati. Insomma, il classico atteggiamento da bulli del partito di Giorgia Meloni. Non passeranno».
