Dazi anche sui piccoli pacchi, altro colpo ai siti cinesi: scatta la stretta in Francia dopo il caso delle bambole pedopornografiche

Più controlli e più dazi sui piccoli pacchi provenienti da Paesi extra-Ue, in Francia è ufficiale la norma anti fast-fashion che da settimane il parlamento stava discutendo e che – in una sua forma sorella – potrebbe essere inserita tra gli emendamenti alla Legge di Bilancio italiana. La misura comporta l’annullamento di tutte le misure «di favore» che erano in vigore per le spedizioni con valore inferiore ai 150 euro, la cui provenienza verrà accertata e su cui, dall’euro uno in su, le aziende speditrici saranno tenute a pagare un dazio di 2 euro. L’obiettivo, senza neanche che sia sottinteso dietro le righe, è colpire il modello di business delle multinazionali cinesi, in particolare quelle della moda e della tecnologia a portata di click e a costi stracciati, tra queste Shein e Temu. La norma è stata approvando a larga maggioranza dal parlamento – 208 a favore, 87 contrari – tanto da assicurare il suo passaggio in prima lettura
L’invasione del made in China e la tassa-argine
Da mesi le case di abbigliamento e le maison di moda alzavano la voce contro il trattamento di favore che l’esenzione dai dazi doganali garantiva ai concorrenti extra-Ue. Soprattutto Shein e Temu, come molti altri servizi di e-commerce low cost, approfittavano di questa condizione per sottovalutare la loro merce – di modo che comparisse sempre inferiore ai 150 euro – e far piovere in Europa miliardi di pacchetti. Per la precisione 4,6 miliardi nel solo 2024, pari a circa 145 pacchi al secondo. «L’anno scorso e’ stato controllato solo lo 0,125% dei pacchi», ha criticato Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, sottolineando una carenza di fondo. Stando alle stime di Parigi, la tassa genererà circa 500 milioni di euro all’anno, che saranno reinvestiti per assumere funzionari doganali e per acquistare scanner da ispezione.
La pressione mediatica su Shein e le proteste francesi
Si aggiunge così in Francia un ulteriore elemento di peso per le multinazionali cinesi di fast-fashhion. Una situazione che per Shein va ad aggravare le crescenti tensioni e proteste che hanno investito l’azienda dopo che sul suo sito erano comparse bambole gonfiabili con fattezze da bambino. L’indignazione del popolo francese, che aveva ottenuto l’immediato ritiro dal mercato di quei prodotti, era poi sfociata in manifestazioni vere e proprie il giorno dell’apertura del primo negozio fisico di Shein a Parigi. Ora la tassa doganale dal 1° gennaio, già introdotta a Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.
