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Cop30, il mondo (senza gli Usa) firma l’accordo: 120 miliardi entro il 2035 per il clima, ma nessun impegno sull’addio a gas e petrolio

22 Novembre 2025 - 19:09 Simone Disegni
Lula Guterres Cop30 Onu
Lula Guterres Cop30 Onu
L'intesa approvata a Belem dopo una maratona negoziale. Sui combustibili fossili vincono le resistenze di India e Arabia Saudita. Pichetto Fratin: «Era l'unica soluzione»

Via libera alla nuova intesa globale sulla lotta al cambiamento climatico alla Cop30. I delegati dei circa 200 Paesi del mondo che hanno partecipato alla conferenza Onu sul clima a Belem, in Brasile, hanno approvato sabato all’unanimità il “Global mutirao”, l’accordo politico così nominato in omaggio alla tradizione locale dello sforzo comune per un obiettivo. L’intesa è stata trovata dopo due settimane di lavori e una maratona negoziale di un giorno e una notte sulle ultime bozze, e rappresenta un compromesso tra le istanze dei Paesi più avanzati e meno, e tra quelle dell’industria e degli ambientalisti. «La scienza ha prevalso, il multilateralismo ha vinto», esulta il padrone di casa della Cop Luiz Inacio Lula da Silva. «Nell’anno in cui il pianeta ha superato per la prima volta, e forse in modo permanente, il limite di 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali, la comunità internazionale si è trovata di fronte a una scelta: continuare o rinunciare. Abbiamo scelto la prima opzione», ha dichiarato il presidente brasiliano dal Sudafrica, dove si trova per partecipare a sua volta alla riunione dei leader del G20.

Cosa prevede l’accordo della Cop30

L’obiettivo più importante su cui hanno concordato i governi mondiali a Belem è quello di triplicare i fondi per l’adattamento al cambiamento climatico entro il 2035, portandoli sino a 120 miliardi di dollari. Non si tratta però di un impegno vincolante, piuttosto di un appello ai Paesi più ricchi perché investano «almeno il triplo» delle risorse già impegnate per aiutare i Paesi in via di sviluppo a far fronte alla sfida climatica. Una vittoria dei Paesi del “Sud del mondo”, dunque, più in difficoltà nell’allinearsi ad ambiziosi obiettivi climatici proprio perché si trovano ancora nel bel mezzo del loro processo di industrializzazione. D’altro canto il grande non detto dell’accordo di Belem riguarda il rapporto coi combustibili fossili. Le associazioni ambientaliste e i governi più ambiziosi al riguardo – a partire dall’Ue – puntavano a un chiaro impegno sulla rinuncia a quelle fonti inquinanti di energia, con tanto di tabella di marcia per l’addio progressivo a fonti fossili come carbone, petrolio e gas. Ad opporsi tenacemente a queste pressioni è stata però una coalizione di Paesi fra cui India, Arabia saudita ed altri Stati arabi con forti interessi nella produzione petrolifera. Alla fine nel testo dell’accordo approvato non c’è alcun impegno vincolante sulla rinuncia ai combustibili fossili. Al posto, si avviano nuovi processi per accelerare la transizione energetica, come il Global Implementation Accelerator e la Belém Mission to 1.5, pensati per permettere ai Paesi di collaborare, ciascuno con i propri percorsi, per «avanzare nella definizione del come uscire dai combustibili fossili, sulla strada indicata dalla Cop di Dubai del 2023».

Il ruolo di Ue e Cina e l’ottimismo di Pichetto Fratin

Il grande assente di questa Cop30 erano certamente gli Stati Uniti di Donald Trump. La Cina dal canto suo ha chiesto e ottenuto l’inserimento di un paragrafo ove si «riafferma che le misure per combattere il cambiamento climatico, incluse quelle multilaterali, non dovrebbero costituire uno strumento arbitrario o ingiustificabile di discriminazione o una restrizione al commercio internazionale mascherata». L’Ue era come sempre presente in forze e alla fine ha comunque deciso di appoggiare il testo uscito dai lunghi negoziati, anche se evidentemente non ha ottenuto tutti gli obiettivi auspicati. Anche l’Italia fa buon viso a cattivo gioco. «In un momento geopolitico quale quello attuale, dove è finita un’epoca e gli interessi e gli equilibri politici mondiali e quindi automaticamente le alleanze sono molto diverse rispetto al passato, devo dire che era l’unica soluzione fattibile, quindi deve essere vista con positivamente, con soddisfazione», sostiene il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che ha seguito i lavori della Cop per il governo Meloni. Sul fronte dei fondi per l’adattamento alla crisi climatica Pichetto fa sapere di aver dato la disponibilità a un «ragionamento di flessibilità», fermo restando quello che era stato l’obiettivo di Cop29 a Baku di 300 miliardi, di impegnarsi fin d’ora a «raddoppiare rispetto al 2021 una serie di azioni di ordine finanziario». Quanto alla mitigazione, «il punto fondamentale era riuscire a mantenere la continuità rispetto a Dubai» sulle fonti fossili come carbone, petrolio e gas, «ed è stata approvata una formula che sembra aver visto la condivisione di tutti i gruppi di paesi».

Bonelli: «Vittoria delle lobby fossili, cui l’Italia s’è piegata»

Diametralmente opposta, dall’Italia, la valutazione del risultato finale del summit di Belem dato dai Verdi. «La Cop30 si sta chiudendo con un passo indietro gravissimo per il futuro del nostro pianeta. La mancanza di qualsiasi roadmap per la transizione dai combustibili fossili e per fermare la deforestazione è la diretta conseguenza della pressione enorme esercitata dalle lobby fossili, ignorando persino la forte spinta per soluzioni concrete proposta dal presidente brasiliano Lula», denuncia Angelo Bonelli di Avs/Europa Verde. «Mentre il mondo dovrebbe avanzare deciso verso un futuro in cui il riscaldamento globale sia limitato a 1,5 °C assistiamo invece a un arretramento criminale. L’Italia si è purtroppo schierata con le lobby dei combustibili fossili, portando avanti posizioni trumpiane: non ha firmato la dichiarazione dei Paesi che chiedevano di inserire le due roadmap fondamentali nelle decisioni finali. Il ministro Pichetto aveva dichiarato di non essere contrario alle roadmap e di non aver ostacolato l’Unione Europea, ma nei fatti né la firma dell’Italia né quella dell’Ue compaiono nel documento finale».

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