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Famiglia nel bosco: casa acquistata nel 2021 dalla “ragazza dei cani Husky”. I funghi velenosi dietro l’indagine: salvati tutti da un amico che chiamò il 118

24 Novembre 2025 - 21:25 Giovanni Ruggiero
Famiglia casa nel bosco
Famiglia casa nel bosco
Nathan e la moglie Caterine hanno comprato il rudere per poche migliaia di euro, come atri stranieri attratti dalla offerta rupestre della stessa agenzia. Uno di loro ha salvato tutti quando si contorcevano per gli spasmi dopo avere mangiato Russule tossiche. La famiglia fu divisa in due ospedali, e per la mamma – più grave- fu necessario l’elisoccorso

È stato il 29 aprile del 2021 il giorno in cui Nathan Trevaillon ha acquistato la casa nel bosco vicino a Palmoli, provincia di Chieti, dove ha vissuto da quel giorno – fino a quando il tribunale dei minorenni de L’Aquila non li ha trasferiti in una casa-famiglia- con la moglie australiana Caterine Louise Birmingham e i tre figli Utopia Rose, Galorian e Blubell. Quel giorno papà Nathan è entrato nello studio del notaio Gianpio Giacinto Di Tillo a San Salvo, provincia di Chieti. E ha firmato il rogito notarile con cui Mila Caserio, di Vasto (sempre in provincia di Chieti), gli ha venduto la casetta di tre vani in Contrada Mondola accatastata come A4, abitazione di tipo popolare, e 5 terreni contigui di varia metratura per un totale di 2,1 ettari. La cifra non è contenuta nell’atto in sintesi depositato al catasto, dove è indicata solo la base imponibile Imu di 11,973 euro, ma secondo una stima basata su transazioni simili nel periodo il valore poteva essere fra 33 e 47 mila euro se in condizioni scadenti, come sembra fosse.

L’immobiliarista con i cani Husky che ha venduto alla famiglia la casa nel bosco

La venditrice, Mila Caserio, 36 anni, fa di lavoro proprio l’agente immobiliare ed è da tutti conosciuta come “la ragazza degli Husky” (è un’appassionata di cani Siberian Husky e sul lavoro ne ha sempre due con sé) . Ha iniziato con una agenzia con il suo cognome, poi si è unita a un’altra collega con cui ha messo insieme la “Exclusiveproperty”, immobiliare rivolta soprattutto a stranieri che cercano proprio come papà Nathan rustici in piccoli paesi o in mezzo alla natura da sistemare pagandoli assai poco. Le offerte sono tutte in Molise e in Abruzzo, e non sono poche quelle attive proprio a Palmoli e dintorni, non lontano dalla casa della famiglia nel bosco oggi al centro delle cronache. La Caserio, che abbiamo provato inutilmente a contattare e che non ha voluto rispondere ai nostri messaggi, ha venduto ruderi in campagna assai simili ad inglesi, irlandesi, scandinavi, australiani e tanti altri desiderosi del buen retiro italiano a contatto con la natura. Anche adesso immobili simili sono in vendita, alcuni senza alcun tipo di allacciamento di utenze (né acqua, né gas né elettricità) e con necessità di profonda ristrutturazione a scorrere le foto.

L’agente immobiliare Mila Caserio con un husky

Le famiglie straniere che hanno fatto la stessa scelta rurale comprando dall’agenzia

Molti altri abitanti di quelle campagne e di quel bosco avevano fatto scelte spartane assai simili a quelle della famiglia Travaillon- Birmingham, e anche per i comuni ideali hanno fatto amicizia con loro, e se non si sono proprio frequentati, sono restati in contatto di tanto in tanto. Ed è stata una fortuna, perché è stato uno di loro a salvare tutta la famiglia il 23 settembre del 2024, quando è scoppiato il caso che è all’origine di tutto quel che è avvenuto dopo, con l’intervento prima dei carabinieri, poi dei servizi sociali e infine del tribunale dei minorenni de L’Aquila: l’avvelenamento da funghi di padre, madre e dei tre bambini.

Il caso dell’avvelenamento da funghi che ha aperto tutto: mamma salvata dall’elisoccorso

I Travaillon vivono infatti una sorta di religione di Madre Natura, ma non la conoscono così bene. Soprattutto non conoscono i funghi che raccolgono e che poi mangiano. E l’ignoranza quel 23 settembre ha fatto rischiare il dramma a tutti, anche se poi nelle interviste di queste settimane mamma Caterine ha provato a minimizzare sostenendo si fosse trattato solo di indigestione. Non era invece la quantità il problema, ma due tipi di russule raccolte tossiche e in parte velenose: la Russula Torulosa e la Russula Emetica, che a chi non è esperto possono sembrare simili ad altre russule commestibili. Anche se in preda agli spasmi dopo pranzo, papà e mamma non hanno chiesto un intervento medico. Ad allertare il 118 è stato per fortuna un amico dei boschi che li aveva visti in quelle condizioni. Sono intervenute ambulanze, ma quando i primi soccorritori sono arrivati sul posto hanno chiamato subito l’elisoccorso perché le condizioni di mamma Caterine erano davvero serie. Tutta la famiglia è stata divisa e portata in due ospedali diversi, a Chiesti e Vasto, dove con lavanda gastrica si è evitato il peggio. Su quell’avvelenamento però è partita la prima indagine dei carabinieri, che hanno poi allertato i servizi sociali aprendo la trafila giuridica poi approdata al tribunale dei minorenni de L’Aquila.

La russula tossica che non dovevano raccogliere
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