Veneto, la costruzione della giunta regionale alza la tensione in Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni verso la nomina di due assessori “non politici”

Il capitolo delle elezioni regionali si è chiuso e Alberto Stefani è il nuovo presidente del Veneto. Ora l’attenzione si sposta tutta sulla costruzione della giunta, quell’organo collegiale formato dal presidente e dagli assessori. Ma chi riuscirà ad entrarci? È iniziato il vero “calciomercato” della politica regionale: servono scelte calibrate, equilibrismi delicatissimi per non scontentare nessuno. Stefani, subito dopo la vittoria, ha ribadito l’intenzione di rispettare i patti pre-elettorali siglati dai leader di maggioranza – Salvini, Meloni e Tajani – prima della sua candidatura.
Nell’accordo, oltre all’intesa sulla Lombardia in vista delle elezioni politiche del 2028, era previsto un riparto degli assessorati: quattro alla Lega, cinque a Fratelli d’Italia. Fin qui, tutto procede secondo i patti. I problemi, almeno per ora, sono tutti interni a Fratelli d’Italia. Per evitare tensioni e possibili derive, il partito della premier sta valutando la nomina di due figure civiche, capaci mediare tra le correnti interne.
Il risultato insufficiente in Veneto
Il partito di Giorgia Meloni esce ridimensionato (rispetto alle Europee) dagli ultimi tre appuntamenti regionali in Campania, Puglia e Veneto, ma è soprattutto in Veneto che il risultato ha deluso le aspettative del partito: il gruppo si ferma al 14,5%. «Si stanno ammazzando per i risultati insufficienti», commentano. Alcuni puntano il dito contro il segretario regionale Luca De Carlo, accusato di una comunicazione «debole e poco furba» durante la campagna elettorale.
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Per evitare tensioni interne
Quanto ai nomi da inserire in giunta, i dirigenti regionali meloniani starebbero pensando di pescarli dal mondo civico per due ragioni: da un lato per «valorizzare la squadra di governo», dall’altro evitare che la nomina di alcuni candidati alimenti le tensioni interne. Dentro Fratelli d’Italia in Veneto, infatti, convivono due aree con sensibilità diverse: quella vicina al segretario regionale Luca De Carlo e quella più vicina all’europarlamentare Elena Donazzan, altro nome di peso nel partito veneto.
Il sindaco di Albignasego
Qualche esempio c’è: uno dei nomi che ha “performato” meglio alle elezioni è quello di Filippo Giacinti, sindaco di Albignasego, terzo più votato in Veneto con 12.229 preferenze, dietro Zaia e l’assessore ai Lavori pubblici Elisa De Berti. Il suo nome era stato valutato per un assessorato, ma una sua nomina farebbe scattare come consigliere Enoch Soranzo, consigliere uscente, più vicino all’area Donazzan. Una situazione che la dirigenza di FdI preferirebbe evitare, fanno sapere.
L’ex primo cittadino di Vicenza
Situazione simile a Vicenza. Il primo eletto, Francesco Rucco – ex sindaco della città e tra le figure più votate della coalizione – era stato preso in considerazione per la giunta. Ma al suo posto subentrerebbe Sergio Berlato, eurodeputato di FdI, “il paladino dei cacciatori”, un personaggio un po’ scomodo per la dirigenza di FdI «perché fa un po’ gruppo a se».
I due nomi politici
Due nomi, al momento, sarebbero certi. E sono gli unici politici di FdI: Valeria Mantovan, assessore uscente a Lavoro, Formazione e Istruzione, considerata vicina a De Carlo e subentrata a Donazzan quando quest’ultima è stata eletta eurodeputata. E poi Dario Bond, bellunese, ex consigliere regionale di Forza Italia, approdato in Fratelli d’Italia due anni fa. Dalla Lega invece assicurano che i nomi dei quattro assessori che indicheranno saranno tutti e quattro nomi politici.
I prossimi passaggi
Guardando ai prossimi passaggi che porteranno alla proclamazione ufficiale di Stefani e dei nuovi consiglieri, bisogna attendere il via libera della Corte d’Appello. Il termine ultimo è il 10 dicembre, ma fanno sapere che la proclamazione potrebbe arrivare già entro la prossima settimana. A quel punto, Stefani avrà dieci giorni per nominare la sua squadra di assessori.
