I “bastardi della Finanza”, la legge per Caltagirone, l’sms: cosa rischia il governo nell’inchiesta Mediobanca

Un patto occulto tra Francesco Gaetano Caltagirone, Francesco Milleri e Luigi Lovaglio per scalare Mediobanca e prendersi le Generali. «Una strategia consapevole e coordinata» in cinque tappe, secondo la procura di Milano e la Gdf. Con più personaggi coinvolti. E un punto preciso di inizio. Ovvero la procedura con la quale il Tesoro vende il 15% di quote del Monte dei Paschi a soli quattro soggetti: Caltagirone, la Delfin di Milleri, Anima e Banco Bpm. Una gara che sembra «pilotata», e vede come intermediaria Banca Akros. E che si chiude in pochi minuti. Oltre alla Legge Capitali e l’sms del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ecco cosa teme e rischia il governo dall’indagine.
L’inchiesta Mediobanca e il governo Meloni
La Repubblica racconta che Caltagirone e Delfin pagano 5,9 euro per azione con un premio del 6,96%. Secondo i pm Luca Gaglio e Giovanni Polizzi, che indagano con l’aggiunto Roberto Pellicano, pensare che sia una coincidenza sarebbe ingenuo. Così Delfin e Caltagirone riescono a entrare a Siena. Cinque consiglieri indipendenti si dimettono. Tre di loro su pressione del ministero e del deputato leghista Alberto Bagnai. Nel cda entrano cinque nomi legati ai registi del «patto». Il 24 gennaio l’annuncio: Mps lancia una “Ops” (offerta pubblica di scambio) su Mediobanca. Operazione da 13,3 miliardi. Fino al 17 aprile, Delfin e Caltagirone aumentano la loro partecipazione in Mps: passano al 9,86 e al 9,96%. Questi acquisti, «in quanto concertati», per i pm avrebbero richiesto l’ok di Bce e Consob.
L’aumento di capitale
Ma le dichiarazioni alla Consob non arrivano. Poi arriva l’aumento di capitale per scalare Mediobanca. Un azionista parla di «conflitti d’interesse, una cosa da terzo mondo». L’ad Lovaglio difende «l’operazione»: «L’ho presentata per la prima volta nel dicembre 2022 al ministro Giorgetti, credo fosse il giorno del suo compleanno». Quando Piazzetta Cuccia lancia una Ops su Banca Generali un dirigente del Mef, Stefano Di Stefano, se ne lamenta con Alessandro Tonetti, vicedirettore di Cassa depositi e prestiti: «Mediobanca sta facendo di tutto per salvare il posto al suo ad. Un approccio molto antigovernativo».
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I bastardi della Finanza
Poi Lovaglio al telefono se la prende con chi si oppone: «Abbiamo il controllo (…) Se volete ancora continuare a farci problemi, a speculare, a inventare storie, a fare i bastardi della Finanza, regolatevi». Sempre secondo l’indagine a quel punto Enasarco ed Enpam, casse previdenziali degli agenti di commercio e dei medici — oggetto di un ordine di esibizione del Nucleo di polizia valutaria della Gdf — comprano azioni di Mediobanca. Gli intermediari si trovano «in Paesi non collaboranti con le autorità di vigilanza». Caltagirone, Milleri e Lovaglio, per l’accusa, hanno omesso di comunicare il loro accordo. Non hanno fatto una offerta pubblica di acquisto (Opa), necessaria col superamento del 25% del capitale sociale di Piazzetta Cuccia. Hanno assunto il controllo attestando «falsamente» che «non vi sono persone che agiscono di concerto».
Il ruolo del governo
Il governo Meloni ha avuto un ruolo ben preciso. Come ricostruisce Il Fatto Quotidiano, con la “legge capitali”, nel 2024 ha permesso a Caltagirone e Delfin di aumentare i loro rappresentanti dentro i Cda di Mediobanca e Generali. Ma i due fortini del nord erano restati sotto la guida di Philippe Donnet (Generali) e Alberto Nagel (Mediobanca). Mentre il progetto di Caltagirone e Delfin su Montepaschi si attiva proprio quando la Bce dichiara che soltanto un istituto bancario può acquistare Generali. Da qui la vendita in famiglia. Con la procedura finanziaria chiamata Abb (Accelerated Book Build) il Tesoro vende il 15% di Mps in nove minuti a quattro soggetti: Caltagirone, Delfin, Bpm e Anima. Sia Akros sia Anima sono controllate da Bpm. Andrea Orcel di Unicredit chiedeva un 10% di azioni Mps ma non viene accontentato.
Il concerto
Per questo “concerto” non dichiarato, Caltagirone, Milleri, Lovaglio e altri sono sotto indagine a Milano. C’è anche un sms di Giorgetti in persona che aleggia su questa storia, almeno secondo quanto dice, intercettato, Lovaglio: «So che il ministro ha scritto un sms». Per tentare di convincere il fondo americano Blackrock a schierarsi con gli scalatori contro Nagel. L’accordo con il governo lo ammette lo stesso Lovaglio nell’assemblea di Montepaschi del 17 aprile 2025: «L’operazione – l’ho detto pubblicamente, e ho documentazione che mi supporta – l’ho presentata per la prima volta nel dicembre 2022 al ministro Giorgetti, precisamente il 16 dicembre 2022 (credo che fosse il giorno del suo compleanno)».
