Il paradosso dell’ex Ilva: i soldi ci sono ma non si possono investire. Il governatore ligure Bucci ai lavoratori: «Notizie poco buone da Roma»

«Mi hanno confermato che la cifra per la fornitura (dell’acciaio destinato alla zincatura, ndr) oscilla intorno ai 15 milioni: i fondi ci sono ma esiste un problema con la legge europea che non consente aiuti di Stato alle aziende in commissariamento». Queste le parole del governatore della Liguria Marco Bucci al termine della lunga telefonata con il commissario di Acciaierie per l’Italia Quaranta parlando ai lavoratori dell’ex Ilva di Genova Cormigliano che sono ancora in presidio.
«Un problema da risolvere»
«Quindi – ha detto ancora Bucci – io rispetto le leggi come tutto il governo, la pubblica amministrazione rispetta le leggi ma è un problema che bisogna risolvere. Da domattina continuerò a lavorare per risolverlo, ma non è una cosa facile come invece pensavo fosse, perché la cifra è bassa, è già pronta ma non si può fare perché sarebbe un’infrazione enorme della legge europea». Bucci ha ripetuto che gli è stato garantito «che quanto il secondo altoforno di Taranto riparte a febbraio la zincatura ripartirà. Mi hanno garantito che nessuno da qui a febbraio perderà il lavoro, nessuno va in cassa integrazione. Sono garantiti in 655 finché non riparte la zincatura, 585 a lavorare mentre 70 faranno formazione. Ho chiesto che i fondi della manutenzione straordinaria arrivino qui a Genova, sono 200 milioni in totale. Andrò a chiedere che una parte venga destinata a Genova così possiamo lavorare per fare qualcosa per la fabbrica».
«Non smobilitiamo, sciopero a oltranza»
«Non smobilitiamo. Continuiamo nella lotta e staremo in presidio sulla statale 100 fino a quando non arriveranno risposte». Questa la nota di Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto intenzionate fermamente a rimanere in presidio davanti all’ex Ilva, ribadendo che «il silenzio del governo conferma quanto denunciato dal sindacato: il piano corto presentato dalla gestione commissariale è di fatto un piano di chiusura». Le organizzazioni sottolineano che impediranno «il disimpegno nei confronti di un sito dichiarato di interesse strategico per il Paese», ritenendo che il percorso prospettato comprometta «la realizzazione del processo di decarbonizzazione che i lavoratori e la città attendono da tempo». Il Consiglio di fabbrica, insieme ai lavoratori, annuncia che «nelle prossime ore intensificherà le iniziative di lotta fino alla convocazione di un tavolo unico a Palazzo Chigi» con l’obiettivo di ottenere il ritiro del piano di chiusura.
