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La scalata Pd, le battaglie pro-Pal, la svolta con Renzi che umiliò D’Alema. Chi è Federica Mogherini, l’ex ministra fermata in Belgio per frode

02 Dicembre 2025 - 17:06 Simone Disegni
A 40 anni divenne la ministra degli Esteri più giovane di sempre, poi balzò alla guida della diplomazia Ue. Sul cui futuro ora è inciampata

Enfant prodige della sinistra italiana, ministra degli Esteri più giovane della storia della Repubblica, poi Alta rappresentante Ue e per la politica estera, infine rettrice del Collegio d’Europa. È Federica Mogherini il bersaglio più grosso del blitz della polizia belga scattato questa mattina attorno a un caso di presunta frode sulla gara d’appalto Ue per istituire l’Accademia diplomatica europea. L’altro nome che corre in queste ore di bocca in bocca è quello di Stefano Sannino, l’ambasciatore italiano che con Mogherini ha lavorato a stretto contatto come segretario generale del Servizio europeo d’azione esterna, il «corpo diplomatico» europeo. Sul suo sito personale Federica Mogherini si auto-definisce una «leader visionaria al lavoro per la diplomazia globale». Ma chi è come è arrivata a ruoli di tale prestigio? Riavvolgiamo il nastro.

L’amore giovanile per il Pci e i primi incarichi

52 anni, Federica nasce a Roma dal matrimonio tra Ida Fossa e Flavio Mogherini, regista e scenografo. Si misura con l’attivismo politico sin dai tempi del liceo, come rappresentante d’istituto al classico Lucrezio Caro di Roma. A 15 anni, prende la sua prima tessera: quella della Fgci, la storica federazione giovanile del Partito comunista italiano (Pci). A tempo quasi scaduto però: è il 1988, l’anno dopo il Muro di Berlino verrà tirato giù e nel 1990 il segretario Gianni Cuperlo, allora neppure 30enne, formalizza la fine dell’epopea della Fgci e la nascita sulle sue ceneri della Sinistra giovanile. Cui Mogherini s’iscriverà formalmente nel 1996. Nel frattempo la giovane romana studia e si laurea in scienze politiche, formandosi anche in Francia, ad Aix-en-Provence. Competenze che si prodiga per spendere nell’agone politico. Responsabile Università e poi Esteri della Sinistra giovanile, dal 2001 entra nel Consiglio nazionale dei Ds di Piero Fassino. Nel 2003 inizia a lavorare al suo Dipartimento Esteri, chiamata a tenere i rapporti con movimenti e partiti internazionali affini. A livello giovanile d’altronde ha fatto parte lei stessa del board dello European Youth Forum ed è stata vicepresidente della European Community Organisation of Socialist Youth, la giovanile socialista europea. Apprezzata da Fassino ma pure da Massimo D’Alema, si fa strada nei Ds fino a diventare responsabile delle relazioni internazionali.

Federica Mogherini con Maurizio Martina e l’allora segretario Pd Dario Franceschini – Roma, 15 aprile 2009 (ANSA/ GUIDO MONTANI)

L’approdo in Parlamento con Franceschini e Bersani

Nel 2007 dopo un lungo e faticoso «parto» vede la luce dalla fusione tra Ds e Margherita il Pd, e Mogherini s’è guadagnata sul campo un ruolo al suo interno. Walter Veltroni, che lascerà la carica di sindaco di Roma per guidare il Pd, la nomina e responsabile Riforme e la candida in Parlamento. Nel 2008 viene eletta per la prima volta alla Camera. Si occupa dei temi a lei più cari, Esteri e Difesa. L’anno dopo Veltroni getta la spugna e alla guida del Pd arriva (pro tempore) Dario Franceschini. Mogherini nel frattempo gli si è avvicinata collocandosi nella correte Area Democratica e diventa responsabile Affari comunitari e internazionali del Pd. Portando avanti la sua linea europeista e progressista in politica internazionale entra nelle grazie pure di Pierluigi Bersani, leader Pd dal 2009 e negli anni tumultuosi del governo Monti. Non a caso nell’autunno 2012 al primo «assalto al Pd» lanciato da Matteo Renzi alle primarie Mogherini si schiera con Bersani e contro l’allora sindaco di Firenze. «Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza», graffia la deputata. Bersani resta in sella e Mogherini in Parlamento, rieletta alle sfortunate elezioni del 2013. Ma su Renzi cambierà presto idea, per lo meno posizionamento.

La svolta alla carriera grazie a Renzi

La segreteria Bersani si conclude rovinosamente prima con l’umiliazione in streaming da parte di Beppe Grillo, che gli sbarra la strada per Palazzo Chigi, poi con il fratricidio Pd che brucia nel segreto dell’Aula i nomi prima di Franco Marini e poi di Romano Prodi per la presidenza della Repubblica. Bersani esce di scena e nell’autunno 2013 Renzi si prende la sua rivincita, stravincendo le primarie e prendendosi il Pd. Mogherini nel frattempo si è già avvicinata all’astro nascente della sinistra riformista, e con Renzi torna in segreteria come responsabile per l’Europa. Sono le prove generali per il suo vero, doppio balzo. A febbraio 2014 Renzi dà il benservito a Enrico Letta e si auto-proietta alla guida del governo. E nel solco della «rottamazione» nomina Federica Mogherini ministra degli Esteri. Non è la prima donna a ricoprire quella posizione – prima di lei ci furono Susanna Agnelli ed Emma Bonino. Ma a 40 anni è la ministra degli Esteri più giovane di sempre nella storia della Repubblica. Alla guida della Farnesina resterà in realtà pochi mesi, perché pochi mesi dopo il Pd stravince le Europee con il 40,8% dei voti e può permettersi di dare le carte sulle nuove nomine Ue. Sceglie di proporre per i socialisti e per l’Italia la casella di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue. E il nome che lancia, con successo, è quello della sua ministra Federica Mogherini. Non era scontato. «Venne da me Massimo D’Alema e mi chiese quel posto», rivelò anni dopo velenoso Renzi a Bruno Vespa. «Io non avrei avuto niente in contrario, ma ho dovuto constatare che nel Pse non lo voleva nessuno…».

I nemici giurati Matteo Renzi e Massimo D’Alema in una rara apparizione congiunta per la presentazione di un libro di quest’ultimo – Roma, 18 marzo 2014 (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Russia e Medio Oriente, la linea di Mogherini in Ue

Mogherini vola in Europa nel prestigioso incarico internazionale e mette di fatto la parola fine alla carriera politica di D’Alema, dunque. E dire che pure sulle grandi linee di politica estera del lìder maximo condivide molto, se non tutto. Da ministra degli Esteri e poi da Alta rappresentante Mogherini propugna la linea del dialogo con l’Iran – sono gli anni in cui si negozia l’intesa sul nucleare spinta da Barack Obama – e pure, nel limite del possibile, con la Russia, che nel frattempo s’è annessa la Crimea. E soprattutto Mogherini coltiva relazioni molto amichevoli con il mondo arabo e palestinese. Rispunta dagli archivi pre-digitali e prende a circolare a un certo punto una sua foto di gioventù che la vede al fianco dell’anziano leader dell’Olp Yasser Arafat. Di certo lei si spende in tempi non sospetti per il riconoscimento dello Stato palestinese e per fermare le offensive israeliane a Gaza e in Cisgiordania. In Israele, di fatto, contano i giorni che mancano alla fine del suo mandato alla guida della diplomazia Ue, anche se il successore, il socialista catalano Josep Borrell, non sarà certo più benevolo.

Una giovane Federica Mogherini in missione per l’organizzazione giovanile dei Socialisti europei con l’allora leader dell’Olp Yasser Arafat

Il balzo al Collegio d’Europa, i progetti e l’inchiesta

L’incarico di Mogherini nella Commissione guidata da Jean-Claude Juncker termina a fine 2019. In Italia è già di nuovo cambiata epoca, Renzi ha perso la guida del Pd e del governo e alla guida del Paese c’è la coalizione populista Lega-M5S. Ma Mogherini si muove ormai a suo agio tra i palazzi e le feluche di Bruxelles e punta dritto a un nuovo prestigioso incarico, questa volta sul fronte accademico: la direzione del Collegio d’Europa, la scuola di alta formazione di Bruges (e Natolin, in Polonia) da cui escono ogni anno promettenti candidati quadri delle istituzioni europee. Mogherini si assicura i sostegni politici necessari e ad aprile 2020 un comitato di selezione formalizza la sua nomina a rettrice, sentenziando che il suo profilo «offre senza dubbio la migliore combinazione di qualità per guidare il Collegio». Con buona pace di chi fa notare che Mogherini non abbia mai insegnato né guidato alcuna istituzione accademica, come apparentemente richiederebbe quel ruolo. L’ex ministra degli Esteri Pd comunque si getta a capofitto nella nuova vita e incarico a Bruges. Si dedica alla crescita del Collegio e rilascia rarissime interviste o sortite pubbliche in Italia. La sua ultima scommessa è quella dell’Accademia diplomatica europea, il primo programma di formazione d’élite per futuro diplomatici Ue che il “suo” Collegio s’aggiudica vincendo la relativa gara Ue. Come ciò sia accaduto, e se con trattamenti fraudolenti di favore, è l’oggetto dell’inchiesta della Procura europea (Eppo) che ora rischia di metter fine all’avventura europea di Mogherini.

La rettrice Federica Mogherini interviene all’inaugurazione dell’anno accademico del Collegio d’Europa a Tirana, in Albania – 23 ottobre 2024 (EPA/MALTON DIBRA)

In copertina: Federica Mogherini con Matteo Renzi a Bruxelles subito dopo la nomina ad Alta rappresentante Ue per la politica estera – 18 dicembre 2014 (Ansa)

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