Prima era tutto un «La grande fuga dei big!», poi Carlo Conti ha svelato la lista dei 30 artisti invitati al Festival di Sanremo 2026, ed è diventato tutto un «Non ci sono big!». Forse, prima di lanciarci in spregiudicati commenti, sarebbe il caso di metterci d’accordo sul concetto di “big”, perché la nuova discografia fluida e internettiana, ormai da una decina d’anni, ha tagliato il cordone ombelicale che legava musica e tv, così il mercato discografico si è spezzato a metà e spesso ci si trova in situazioni come quelle nelle quali, specie quest’anno, ci ha messo il conduttore toscano.
Situazioni per cui magari Leo Gassmann è più noto di Sayf, solo che il primo su Spotify ha 113mila ascolti mensili, il secondo sfiora il milione e mezzo. Oppure Enrico Nigiotti, che molti conosceranno più di Luchè, ma il primo si esibisce a Cagnano Varano e Soriano nel Cimino, il secondo fa sold out al Forum D’Assago di Milano. Non c’è alcuna valutazione qualitativa, parliamo di artisti che fanno cose diverse rivolgendosi a moli di pubblico diverse, ma rende bene l’idea di come il mercato si sia spezzettato a tal punto che anche il concetto di notorietà si è fatto discretamente relativo.
Anche solo per evitare quell’effetto che la Gen Z definirebbe “cringe”, per cui molti adulti cominciano quasi a vantarsi di non conoscere artisti più giovani; che si fa sempre più imbarazzante. È un insopportabile rituale annuale quello del coro che si leva dai bar (una volta) e dai social (oggi) ad ogni lista del cast di Sanremo: «Ma chi sono questi??». Quest’anno probabilmente è riferito in particolare a nove big in gara e noi abbiamo deciso di raccontarveli, anche per dimostrarvi che proprio da alcuni di questi artisti ci aspettiamo le cose migliori.