Istat, i salari reali sono scesi dell’8,8% dal 2021: si salvano (in parte) i dipendenti pubblici. Cosa ci dobbiamo aspettare per il 2026

Nel 2025, i salari sono cresciuti più dell’inflazione ma resta ancora un gap da colmare rispetto all’aumento generale dei prezzi registrato dopo la pandemia da Covid-19. Lo sottolinea l’Istat nel Report sulle prospettive per l’economia italiana nel 2025 e 2026. Secondo l’istituto di statistica, nel complesso «le retribuzioni contrattuali in termini reali a settembre 2025 risultano inferiori dell’8,8% rispetto ai livelli registrati a gennaio 2021».
L’andamento dei salari nel 2025
In generale, nel terzo trimestre del 2025 «la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali ha mostrato un rallentamento rispetto al trimestre precedente, pur mantenendosi al di sopra del tasso di inflazione». Questa decelerazione degli aumenti salariali, spiega l’Istat, «è causata dalla sostanziale stabilità nei servizi privati e dal significativo rallentamento nel settore industriale, compensata solo in parte dalla lieve accelerazione nel comparto pubblico, a seguito dell’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale».
Le previsioni dell’Istat per il 2026
Secondo le previsioni dell’Istat, il 2025 si dovrebbe chiudere con «una crescita delle retribuzioni pro capite del 2,9%, consentendo come nel 2024 un recupero rispetto all’inflazione. Nel 2026 la crescita delle retribuzioni pro capite è attesa, in media d’anno, in leggera decelerazione (+2,4%), riducendo i margini di recupero del potere d’acquisto perso nel biennio 2022-2023». Per quanto riguarda il Pil, invece, l’istituto di statistica si attende una crescita dello 0,5% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026. L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerebbe un incremento superiore a quello del Pil (+1,3% nel 2025 e +0,9% nel 2026), accompagnato da un calo del tasso di disoccupazione.
