Il test di Medicina e il flop a Fisica: «Ma è fondamentale, ci spiega tutto»

Meno di un quarto degli aspiranti studenti di Medicina ha raggiunto la sufficienza all’esame del 20 novembre. La prova in Fisica è andata male praticamente in tutte le università d’Italia. Nove candidati su dieci dovranno riprovarci il 10 dicembre. Ma già oggi, dopo la cancellazione del numero chiuso, c’è il rischio paradossale che il numero di studenti alla fine giudicati idonei sia inferiore ai posti resi disponibili. Anche se la ministra dell’Università Anna Maria Bernini dice il contrario. Intanto Marica Branchesi, astrofisica del Gran Sasso Science Institute, spiega che «la fisica serve a tutto. In medicina è fondamentale. Ad esempio, molti processi biologici come pressione sanguigna e respirazione, sono governati da leggi fisiche».
Il test di medicina e la prova di Fisica
Su 50 mila aspiranti camici bianchi che si presentavano alle prove poco più di 5 mila le hanno superate tutte. 11 mila hanno passato almeno due materie. Mentre è del 22-23% la percentuale nazionale di chi ha ottenuto 18 o poco più in Chimica e Biologia. In Fisica invece tra il 10 e il 12% i promossi. Sarà su questa disciplina che la maggior parte dei ragazzi concentrerà l’attenzione in vista del secondo appello del 10 dicembre. Alla prova parteciperà chi non ha svolto la prima, chi ha rifiutato il voto o non è passato in una o più materie. Il 23 dicembre, quando usciranno i risultati, si saprà quanti posti ci saranno da riempire. I posti disponibili, aumentati da Bernini, sono 19.797, 24mila se si considerano anche gli atenei non statali. Dal ministero, scrive Repubblica, assicurano che le prove del secondo appello saranno più facili. Le domande sono state già preparate dalle commissioni di prof e bollinate dal notaio prima che si sapessero gli esiti del primo.
I posti disponibili
Tra le ipotesi potrebbe esserci l’introduzione di prove aggiuntive o la possibilità di un percorso di recupero. Esclusa l’eventualità di cambiare le regole in corsa attingendo a mani piene dai bocciati. Intanto Marica Branchesi spiega al quotidiano che la Fisica «è poi fondamentale per comprendere e interpretare misure che escono da un macchinario medico. In generale, ci spiega come funziona tutto quello che abbiamo intorno. Io l’ho insegnata a scienze motorie, cercando di far vedere l’aspetto pratico, cioè quel lavoro in laboratorio che da noi un po’ manca».
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Della fisica si parla «come di una scienza dura. Il termine stesso, “dura”, spaventa. Si tratta un po’ di una cosa culturale, c’è una tendenza storica a raccontarla come difficile. Ma io ho avuto insegnanti bravissimi alle elementari e alle medie che me l’hanno proposta come un modo per comprendere le cose. Come una disciplina che ha grandi potenzialità, perché è in grado di farci capire il mondo. Per me è l’accesso alla bellezza dell’universo».
La divulgazione
Infine il consiglio su come studiare: «Ci sono persone che cercano di spiegarla in modo semplice, anche su canali di Youtube. Fanno capire quanto può essere importante. Io ad esempio invito i bambini a vedere quello che facciamo. Racconto loro come con la fisica riusciamo a capire dall’estremamente piccolo all’estremamente grande. Ci sono tante storie bellissime, come quella delle onde gravitazionali intuite da Einstein in linea teorica e che dopo tanti anni è stato possibile misurare, aprendo una nuova finestra sull’Universo».
