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Il Pd Lazio e i 300mila euro in nero ricevuti da Mister Asfalto: la maxi inchiesta a Roma

05 Dicembre 2025 - 09:26 Alba Romano
pd roma corruzione mirko pellegrini
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Partirebbe tutto da Mirko Pellegrini, imprenditore che gestiva diverse società che si fingevano concorrenza reciproca. Con un giro di corruzione si sarebbe comprato il silenzio di alcuni ufficiali pubblici

Negli ultimi anni decine di migliaia di euro sarebbero arrivati illecitamente e in nero nelle casse del Partito democratico Lazio. A elargire queste somme di denaro alla sezione del partito dem sarebbe stato Mirko Pellegrini, imprenditore capitolino noto come Mister Asfalto. Un nome che indica esattamente il punto di partenza – le strade – di un sistema di spostamenti interni, pagamenti fittizi e consulenze inventate da cui sarebbe uscita una parte dei soldi finiti in tasca al Pd.

Il legame con l’ex senatore Bruno Astorre e la cifra in contanti

Negli scorsi giorni la procura di Roma ha comunicato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di 33 persone, tra cui funzionari pubblici, e 21 società. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il punto di contatto tra Pellegrini e il Pd sarebbe stato l’ex segretario regionale del partito ed ex senatore Bruno Astorre, tragicamente morto suicida il 3 marzo 2023 dopo essersi gettato da una finestra di Palazzo Cenci. Sarebbe stato proprio Astorre a ricevere consegne periodiche di denaro in luoghi differenti tra Roma e Frascati. Per una cifra complessiva che sfiorerebbe i 300mila euro in contanti, mai dichiarati come contributi ufficiali. 

Gli appalti truccati e le aziende “sorelle” che fingevano di farsi gara

Il contatto illecito con il Partito democratico, contro cui la procura non ha presentato alcuna accusa, è solo un piccolo tassello di un’indagine ben più ampia che parte, appunto, dall’asfalto. Secondo la procura Mirko Pellegrino e suo fratello Simone gestivano una serie di società differenti – tra cui La Fenice s.r.l., Ellepi s.r.l., Cogefen s.r.l., LDP Strade s.r.l., Road 95 s.r.l.s. – che fingevano di farsi concorrenza nelle gare di appalto per poi consegnare il frutto della vittoria sempre in mano a Mister Asfalto. Tra gli appalti turbati ci sarebbero anche interventi sulla viabilità per la Ryder Cup di golf e sulla grande viabilità dei Municipi di Roma. 

L’asfalto sottile per risparmiare e gli ufficiali corrotti

Non solo. Per risparmiare sulla materia prima, Pellegrino e i suoi avrebbero volontariamente ridotto lo spessore del manto stradale, salvo far comparire tutto in regola sulla documentazione. Per garantire che tutte queste irregolarità non venissero scoperte, Pellegrino avrebbe messo in piedi un vero e proprio sistema corruttivo con cui comprava il silenzio di ufficiali pubblici in cambio di mazzette, orologi di lusso e percentuali sul valore dell’appalto. Tra i dipendenti pubblici coinvolti ci sarebbe Paolo Di Stefano, geometra di Roma Capitale, Claudio Di Biagio, dirigente di Roma Capitale, e anche due agenti della polizia. Le accuse agli indagati sono, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.

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