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La Russia ordina di cancellare un sito italiano perché mostra ciò che Mosca vuole nascondere

07 Dicembre 2025 - 12:57 David Puente
Nel mirino di Mosca una mappa che ricostruisce con precisione le posizioni degli eserciti sul fronte ucraino

A inizio novembre diverse società ricevono un’email con un ordine di censura nei confronti del sito internet del think tank Parabellum, gestito da un cittadino italiano. A imporre l’atto, ritenendolo urgente e da attuare nell’immediato, è l’autorità russa per il controllo dei media, il Roskomnadzor, secondo cui sul sito è presente una mappa interattiva che mostra con estrema accuratezza i reali confini dello scontro in Ucraina. Un’informazione scomoda per la propaganda del Cremlino, soprattutto quando smentisce i comunicati governativi sulle presunte avanzate nel territorio invaso da Vladimir Putin. Una delle società contattate inoltra il tentativo di censura al titolare del sito, Mirko Campochiari, il quale decide di rendere nota la vicenda.

Nella mail inviata dalle autorità russe, si legge che il dominio geo.parabellumthinktank.com è stato inserito nel registro dei siti vietati in Russia a seguito di una sentenza del Tribunale distrettuale Leninsky di Voronezh del 16 ottobre 2025 (caso 2a-4293/2025). Il documento ordina la rimozione dei contenuti contestati entro 24 ore, pena il blocco dell’accesso dalla Federazione russa. Di fronte all’evidente rifiuto di censurare il materiale, tanto più considerando che l’atto risulterebbe giuridicamente valido solo nel territorio del Paese invasore, la mappa risulta ancora online, consultabile all’estero e soprattutto in Italia.

La mappa scomoda che il Cremlino vuole censurare

Il contenuto che Mosca vuole far sparire è una mappa interattiva che ricostruisce con precisione il fronte del conflitto in Ucraina, indicando le posizioni reali delle forze russe e ucraine, le linee di trincea, le infrastrutture logistiche e i movimenti militari.

L’intero lavoro OSINT si basa su fonti aperte, immagini satellitari e verifiche incrociate con contatti sul campo, permettendo di ottenere una ricostruzione visiva più accurata e fondata rispetto alle informazioni diffuse dalle autorità coinvolte nel conflitto. Ed è proprio questa precisione a interferire con la narrativa ufficiale del Cremlino.

Le accuse contro l’italo-russo Andrea Lucidi

A breve distanza dalla denuncia del tentativo censorio, il giornalista ucraino Vladislav Maistrouk punta il dito contro Andrea Lucidi, caporedattore dell’agenzia russa International Reporters, già accusata in passato da Reporters Without Borders di essere uno «strumento di propaganda» del Cremlino. «Il blogger @Parabel66836534 è sotto attacco delle autorità russe su segnalazione diretta di @AndreaLucidi. L’ennesimo atto ostile verso la libertà di informazione e contro un cittadino italiano da parte del propagandista russo. Comportamento da verificare in luce dell’Art.246» scrive su X Maistrouk. Già in passato, Lucidi e il titolare di Parabellum si erano scontrati durante alcuni dibattiti online.

Chiamato in causa, Andrea Lucidi nega ogni coinvolgimento nella vicenda. Maistrouk, convinto delle sue accuse, riporta come presunta prova il fatto che Lucidi abbia ottenuto la cittadinanza russa proprio nella città da cui è partita l’azione legale: Voronezh.

Nel luglio 2025 il media russo Gubernia TV pubblicava un lungo articolo sulla cittadinanza russa appena ottenuta da Lucidi a Voronezh, dove lo stesso avrebbe dichiarato di essersi trasferito.

La smentita da parte dell’italo-russo Andrea Lucidi

«E ripeto, io cosa c’entro? Io non lavoro per Roskomnadzor o per il tribunale di Voronezh. Comunque ti faccio notare che con questo post hai vinto la seconda querela» risponde Lucidi a Maistrouk. Lo scontro, tuttavia, prosegue.

In un post successivo, il caporedattore del media russo IR nega ogni coinvolgimento con la vicenda dichiarando un’altra residenza: «La mia residenza è in Italia. Dove sono titolare di partita IVA come giornalista, regolarmente iscritto all’OdG e alla cassa previdenziale di categoria. Non ho mai sporto denunce né effettuato segnalazioni contro Mirko o qualsiasi altra persona presso Roskomnadzor o altri organi, né da Voronezh né da qualunque altra città. Qualsiasi contenuto che sostenga il contrario è falso e lesivo della mia reputazione, e mi riservo di tutelarmi nelle sedi opportune».

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