La Scossa, Aurelio Regina (Confindustria): «Se l’Algeria chiude i rubinetti del gas, siamo al tappeto»

«In futuro avremo sempre un prezzo del gas strutturalmente più alto di quello che abbiamo lasciato prima della guerra in Ucraina». Così è intervenuto Aurelio Regina, delegato all’Energia di Confindustria sul palco de La Scossa, l’evento sull’energia organizzato da Open all’Ara Pacis, a Roma. L’evento è finanziato da Next Generation EU, dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e da Unioncamere ed è realizzato con il sostegno di Edison e patrocinato dal comune di Roma. Il dossier energetico è uno dei più urgenti sul tavolo delle imprese, costrette a fare i conti con prezzi ben più alti dei concorrenti negli altri Paesi europei. Secondo il dirigente di Confindustria, il gas continuerà a ricoprire un ruolo importante nei prossimi anni: «Noi prevediamo un raddoppio del consumo di energia elettrica da qui al 2050. Questo significa che la produzione termoelettrica aumenterà nei prossimi anni: oggi alcune centrali a gas oggi stanno funzionando a basso regime, in futuro produrranno di più».
Il decreto energia in arrivo
Il pensiero di Regina, poi, va al decreto energia che il governo dovrebbe approvare nelle prossime settimane e che l’industriale spera possa finalmente abbassare i prezzi dell’energia per le imprese. «Il sistema ha bisogno di un equilibrio e qualcuno da scontentare c’è sempre, perché la coperta è sempre corta: o pagano i cittadini, o paga lo Stato o pagano i produttori», dice Regina. Mentre a proposito delle diverse posizioni all’interno della stessa Confindustria, aggiunge: «Conciliare posizioni di produttori e consumatori di energia è complicato, ma è anche un elemento di forza. Quando troviamo i punti di convergenza, riusciamo a essere più incisivi e propositivi».
Il ritorno del nucleare e la sicurezza energetica
Sul possibile ritorno del nucleare nel mix energetico italiano, Regina dice di aspettarsi che l’energia atomica svolgerà «un ruolo importante». Il delegato di Confindustria ricorda che «abbiamo bisogno di decarbonizzare, perché ci siamo presi impegni a livello europeo», mentre sulla sicurezza energetica precisa: «Oggi il sistema non è sicuro. Prima eravamo nelle mani della Russia, ora siamo nelle mani dell’Algeria. Se per qualsiasi ragione chiudono il rubinetto, noi siamo a tappeto». Detto questo, «la sicurezza energetica che ci dà il nucleare è più alta di quella che ci dà oggi il gas. E se non vogliamo il nucleare, dobbiamo essere consapevoli che rimarremo con la produzione termoelettrica a gas». Per quanto riguarda altre soluzioni, insiste Regina, come l’idrogeno o la cattura della CO2, si tratta di «tecnologie complesse e molto costose che possono dare un contributo, ma non sono soluzioni di sistema».
Il costo nascosto delle rinnovabili
A proposito di prezzi, Aurelio Regina ricorda che anche le rinnovabili, oggi molto convenienti e competitive, hanno un costo nascosto: «Ogni anno paghiamo 12 miliardi di euro nelle nostre bollette per finanziare ancora i Conti Energia e rendere competitive le rinnovabili. Tant’è che, come Confindustria, abbiamo dovuto chiedere al governo di cartolarizzare 5 di questi miliardi e spalmarli su un tempo più lungo. Il costo complessivo si aggira sui 180 miliardi, quasi quanto il Pnrr». In più, pensare di avere un sistema alimentato al 100% da rinnovabili, con sistemi di accumulo e batterie, «è tecnicamente infattibile».
La critica al governo su solare ed eolico
Eppure, sulle rinnovabili bisogna accelerare. E su questo, Aurelio Regina bacchetta l’esecutivo di Giorgia Meloni: «Tutti gli ultimi provvedimenti del governo sono volti a ridurre le rinnovabili», dice il delegato di Confindustria citando come esempio i paletti imposti dal decreto aree idonee, che ha messo d’accordo nelle critiche sia gli ambientalisti che le aziende.
