Caldaie, il governo pensa a eliminare i controlli per 20 milioni di impianti. Protestano gli artigiani: «Così si rischiano più incidenti e inquinamento»

C’è un documento su cui è al lavoro il ministero dell’Ambiente che preoccupa, e non poco, l’Unione Artigiani delle province di Milano e Monza e Brianza. Si tratta del decreto destinato a riscrivere le regole sui controlli degli impianti termici, su cui il dicastero di Gilberto Pichetto Fratin è al lavoro da tempo e che potrebbe vedere la luce nei prossimi mesi, abrogando così il precedente provvedimento del 2013.
Il decreto ministeriale e i controlli (a distanza) delle caldaie
Una delle novità principali, spiega il Corriere, è contenuta nell’articolo 8, comma 3, che elimina le ispezioni «in situ» per tutti gli impianti termici sotto i 70 kilowatt, ossia quasi tutte le caldaie domestiche a gas, che in Italia sono circa 20 milioni, di cui 7 milioni con più di quindici anni di età. Per tutti questi impianti, in base a quanto scritto nella bozza del nuovo decreto, resterebbero solo controlli effettuati a distanza. Un danno economico non indifferente per l’Unione Artigiani, che tra i propri iscritti annovera anche migliaia di tecnici impegnati ogni anno nei controlli delle caldaie.
I nuovi standard nazionali
La bozza del decreto ministeriale fissa un nuovo standard a livello nazionale: un controllo di efficienza energetica ogni quattro anni. Le regioni che vogliono farne di più possono farlo, ma solo motivandolo in modo «robusto» e chiedendo il via libera dello stesso ministero. Questo sistema, denuncia l’Unione Artigiani, avrebbe un effetto negativo proprio su quei territori che negli anni hanno costruito modelli rigorosi di controllo degli impianti termici, responsabili di buona parte dell’inquinamento atmosferico. È il caso della Lombardia, dove ogni anno viene ispezionato il 5% delle caldaie, come previsto dalla normativa.
Gli incidenti legati al gas
I controlli sull’efficienze, che si alternano alla pulizia delle caldaie, non solo garantiscono minori emissioni inquinanti, ma anche maggiore sicurezza e risparmi sui consumi. «È evidente che questi controlli comportano un onere per le famiglie e l’impressione è che si voglia alleggerire questo peso. Però lo si fa a scapito della sicurezza e dell’ambiente. Sarebbe un po’ come togliere il controllo periodico sulle automobili perché costa. Con il rischio di avere più incidenti e più inquinamento», spiega al Corriere Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani. Secondo i dati dal Comitato Italiano Gas, tra il 2019 e il 2023 gli incidenti legati al gas sono stati 1.119, con 128 decessi e 1.784 infortuni.
L’impatto sulla qualità dell’aria
In alcune zone d’Italia, la Pianura Padana in particolare, i controlli delle caldaie sono anche uno strumento imprescindibile per provare a contenere l’inquinamento atmosferico. Non è inusuale, specialmente in Lombardia, che a ogni accensione degli impianti di riscaldamento scattino anche le misure di emergenza per il superamento delle soglie di sicurezza di polveri sottili nell’aria. Il rischio, denuncia l’Unione Artigiani, è che riducendo i controlli ci siano ancora più sprechi e ancora più emissioni. Da qui, dunque, la richiesta al governo di fermarsi e rimettere mano al decreto prima che venga approvato.
Foto copertina: Imagoeconomica/Saverio De Giglio
