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Chi è l’imam di Torino Mohamed Shahin e perché è stato liberato

16 Dicembre 2025 - 07:18 Alessandro D’Amato
mohamed shahin imam di torino cosa ha detto liberato perche
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I motivi della decisione della Corte d'Appello e l'ordinanza del Viminale per l'espulsione

La decisione della Corte d’Appello di Torino ha preso di sorpresa anche lui. Quando un agente è venuto a liberarlo dal Cpr di Caltanissetta perché il suo trattenimento era cessato ha detto: «Sono libero?». E ancora: «Non me l’aspettavo». Mohamed Shahin, l’imam di Torino che il Viminale voleva espellere, ha detto solo «grazie infinite» all’agente che lo invitava a sbrigarsi. La Stampa racconta che il 24 novembre scorso Shahin è stato prelevato da casa sua e portato prima in questura e poi all’aeroporto. È atterrato a 1500 chilometri da sua moglie Asmaa e dai suoi due figli di 9 e 12 anni: «Non vedo l’ora di rientrare nella mia amata Torino e nel mio quartiere».

Chi è l’imam di Torino

Torino, dice al quotidiano, è «casa». Ovvero «l’unico posto in cui mi sento a casa». La città che l’ha in cui ha costruito e poi guidato un’intera comunità nella moschea di San Salvario. Ovvero la Omar Ibn Al Khattab di via Saluzzo: «Sono un uomo di fede, ho sempre lavorato per la pace e il dialogo», ha ribadito più volte nelle scorse settimane, tramite l’avvocato Fairus Ahmed Jama. «Basta guardare il mio passato: in 21 anni non ho mai violato la legge». E sulla possibilità di un suo rimpatrio in Egitto sottolinea: «In quanto oppositore di Al-Sisi, sarebbe una condanna a morte».

Cosa ha detto Mohamed Shahin

Shahin è stato definito dalle autorità di polizia «una minaccia concreta, attuale e grave per la sicurezza dello Stato». Lo scorso 9 ottobre, durante una manifestazione pro Palestina a Torino, ha detto: «Sono d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre» (giorno dell’eccidio di Hamas, ndr). Una posizione ribadita 24 ore dopo: «Condanno sempre la violenza ma il 7 ottobre è stata una reazione ad anni di occupazione».

Poi ha precisato: «È stato scritto che io giustifico quello che è successo il 7 ottobre, ma la mia risposta è chiara: non posso parlare solamente del 7 ottobre ed è il risultato di un’occupazione di 80 anni, di 11 guerre che sono successe prima di quella data». Nel novembre 2023 aveva ricevuto un diniego alla richiesta di cittadinanza italiana, motivato dal ministero dell’Interno per «ragioni di sicurezza dello Stato».

Le frasi sul 7 ottobre

Nel colloquio con il quotidiano di Torino l’imam non vuole tornare sulle frasi che ha detto in piazza. «Amo l’Italia e gli italiani. Queste azioni ingiuste non fanno altro che aumentare il mio amore per la mia città, Torino, e la mia fiducia nel sistema giudiziario», dice. «In queste settimane i miei avvocati mi hanno sempre tenuto aggiornato sulla situazione e li ringrazio: sono sempre stato fiducioso del loro lavoro e del fatto che la verità, prima o poi, sarebbe venuta a galla», aggiunge. In una lettera inviata il 10 dicembre scorso, giorno del compleanno di Shahin, la moglie Asmaa si era detta «fiduciosa che la tua innocenza venga compresa il più presto possibile e che tu possa entrare improvvisamente dalla porta di casa come nei sei uscito».

Perché è stato liberato

«Sono contento di poter passare le prossime giornate di festa in famiglia», dice lui oggi. Si è rallegrato anche il parroco della chiesa di san Salvario Don Marco Durando: «È un momento di gioia. Qui nella diversità si è uniti, ci si sostiene, si cerca di lavorare insieme e condividere». La Corte d’Appello di Torino ha accolto il suo ricorso perché «sono emerse nuove informazioni tali da metterne in discussione la legittimità». Il tribunale di Caltanissetta ha invece sospeso il rigetto della domanda di asilo politico. Shahin per il momento non può essere accompagnato alla frontiera. Il ministero degli Interni promette ricorso in Cassazione.

I motivi

La Corte d’Appello ha spiegato che il procedimento relativo alle frasi sul 7 ottobre era stato archiviato dalla Procura perché quelle frasi erano «espressione di pensiero che non integra gli estremi di reato». Nell’ordinanza viene sottolineato che quelle parole, al di là delle considerazioni di carattere etico e morale, «in uno Stato di diritto» di per sé non possono bastare «per formulare un giudizio di pericolosità». Shahin aveva una denuncia per blocco stradale. Ma in quel caso la la sua condotta non è stata «connotata da alcuna violenza», scrive il giudice, e l’imam era «presente sulla tangenziale assieme a numerose persone». A Shahin erano anche contestati dei rapporti con indagati per terrorismo. Ma secondo la Corte, sono «isolati e decisamente datati». L’imam è in Italia da 20 anni, è «integrato e inserito nel tessuto sociale del Paese» ed è «incensurato».