Open Arms, la procura generale della Cassazione chiede l’assoluzione per Matteo Salvini

La procura generale della Cassazione ha chiesto di confermare l’assoluzione del vicepremier Matteo Salvini nel processo Open Arms nato dopo che il leader della Lega bloccò lo sbarco della nave nel 2019, impedendo a 147 persone migranti di scendere a Catania per 19 giorni. All’epoca, Salvini ricopriva il ruolo di ministro dell’Interno. Il 20 dicembre 2024, Salvini era stato assolto dal tribunale di Palermo dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio perché «il fatto non sussiste». Ora, alla fine della requisitoria davanti alla Quinta Sezione Penale, presieduta da Maria Vessichelli, i sostituti procuratori generali Antonietta Picardi e Luigi Giordano hanno concluso chiedendo di rigettare il ricorso dei pm di Palermo.
Sentenza attesa nel pomeriggio
La sentenza degli ermellini, i quali sono entrati da alcuni minuti in camera di consiglio, è attesa nel pomeriggio. Le parti civili hanno chiesto l’annullamento della sentenza di assoluzione perché «la prova dell’esistenza del dolo c’è nei fatti e nelle testimonianze. A 140 naufraghi che si trovavano davanti alle coste italiane non è stato permesso di sbarcare per giorni violando le norme internazianali e costituzionali e la loro dignità».
La requisitoria
Nel corso della requisitoria, la procura generale della Cassazione ha richiamato la memoria depositata nelle scorse settimane e composta da 46 pagine. Al suo interno, era stato messo nero su bianco che il ricorso dei pm di Palermo «non dimostra, nella prospettiva di censura della sentenza impugnata, la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati, al fine di poter dimostrarne la tenuta della posizione accusatoria». Ieri, Salvini aveva scritto su X: «A processo per aver fermato gli sbarchi e difeso i confini italiani. Rifarei tutto, a testa alta».
L’avvocata Bongiorno: «Ricorso infondato»
«Siamo di fronte alla totale infondatezza di un ricorso generico che contesta a raffica qualsiasi violazione di legge. Un ricorso che chiede di fare un processo completamente diverso: non è affatto un ricorso per saltum», ha dichiarato l’avvocata Giulia Bongiorno, legale del ministro Salvini, davanti ai giudici. «Tutte le presunte violazioni di legge sono ancorate a circostanze di fatto che sono state stravolte. La sentenza dice a monte che il Pos non si doveva concedere. C’è un’inammissibilità evidentissima. Si cita il caso Diciotti come similiare a quello Open Arms: la Diciotti è una nave della Guardia Costiera italiana, l’altra è una ong spagnola. Nella sentenza impugnata ci sono precise indicazioni di tutte le opzioni che aveva Open Arms, e i report sono la prova che non c’è stato sequestro di persona. Nel ricorso si dice l’opposto di quello c’è scritto nella sentenza» ha aggiunto.
