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Dalla telefonata anonima alla testimonianza «contraddittoria»: chi è Laura Casagrande, l’amica di Emanuela Orlandi ora indagata

19 Dicembre 2025 - 21:22 Cecilia Dardana
laura casagrande
laura casagrande
La donna, oggi 57enne, potrebbe essere stata tra le ultime persone, se non l'ultimissima, ad aver visto Emanuela il 22 giugno 1983

Per anni il suo nome è rimasto sullo sfondo, citato a margine di una delle vicende più oscure della storia italiana. Oggi Laura Casagrande, 57 anni, torna al centro dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa da Città del Vaticano il 22 giugno 1983. Casagrande infatti è ufficialmente indagata per false informazioni ai pubblici ministeri. Una posizione che riaccende i riflettori su una figura considerata a lungo secondaria, ma che incrocia uno dei momenti chiave dei giorni immediatamente successivi al 22 giugno 1983.

Chi è Laura Casagrande

Come ricorda Repubblica, negli anni ’80 Casagrande frequentava il Pontificio Istituto di Musica Sacra “Tommaso da Victoria”, lo stesso dove studiava Emanuela Orlandi. Le due ragazze si vedevano alle lezioni di canto, pur non condividendo lo stesso corso: Casagrande era iscritta a pianoforte, Orlandi a flauto traverso. Un rapporto fatto di incontri occasionali, senza una vera frequentazione, come la stessa Casagrande ha sempre sostenuto. Il suo nome emerge con forza l’8 luglio 1983. Quella mattina i giornali iniziano a parlare apertamente di un possibile rapimento a sfondo terroristico. Nel pomeriggio, intorno alle 16, il telefono di casa Casagrande squilla. A rispondere è la madre di Laura. Dall’altra parte della linea c’è un uomo con un accento descritto come mediorientale. Dettando un messaggio destinato all’Ansa, l’uomo parla di Ali Agca e afferma che «la cittadina Orlandi attualmente non si trova in territorio italiano». Annuncia anche un ultimatum fissato al 20 luglio. Laura prende appunti mentre la madre ascolta.

Il racconto a «Chi l’ha visto»

Pochi giorni dopo Casagrande racconta l’episodio alla trasmissione Chi l’ha visto. «Il messaggio diceva che Emanuela era stata presa soltanto perché era cittadina vaticana e poi c’erano ancora 20 giorni di tempo prima che fosse uccisa», spiega. «Mi ero presa paura, mi chiedevo come mai avessero il mio numero». Nell’agosto del 1983 prova a dare una spiegazione: «Sicuramente, nel corso dell’anno scolastico le avrò dato il mio numero di telefono e l’indirizzo, scrivendoglielo, mi ricordo, su un foglietto di carta». Una versione che Casagrande ribadisce e arricchisce nel luglio 2024 davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta. «Da piccola avevo la passione dello scambio epistolare e le scrissi il mio numero, visto che stava finendo l’anno», racconta. E torna sulla telefonata: «Il timbro di quella voce era tra l’arabo e il mediorientale ed era incalzante, non riuscivo a stare dietro alla dettatura». Secondo quanto riferito, dopo quel contatto non ci sarebbero state altre telefonate o messaggi da parte di chi sosteneva di avere in mano Emanuela.

Il ricordo di Emanuela Orlandi

A distanza di oltre quarant’anni, Casagrande descrive la compagna di istituto con parole semplici: «Era una ragazza normale, semplice, come me». E aggiunge un interrogativo che dice molto anche di sé: «Mi sono sempre chiesta come abbia fatto a fidarsi di andare via con qualcuno. Poteva capitare anche a me, anche se non sono mai stata adescata o avvicinata da nessuno». Un ricordo che si intreccia con le ricerche di quei giorni e con l’attività della direttrice dell’istituto, suor Dolores Salsano, morta nel 1988, che si attivò subito dopo la scomparsa della studentessa vaticana.

Perché Laura Casagrande è indagata

Ma oggi, su Laura Casagrande, i dubbi si sono fatti più pesanti. A dirlo è il presidente della Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, il senatore Andrea De Priamo. «Fu una delle prime audizioni della Commissione», spiega, «e ci apparve molto contraddittoria, come se la audita volesse togliersi dalla scena». Secondo De Priamo, gli accertamenti successivi portano ancora a ritenere che Casagrande «possa essere stata una delle ultimissime se non l’ultima persona ad aver visto Emanuela a Corso Rinascimento». Per questo motivo il suo nome era già stato inserito tra quelli da risentire. Non è escluso, chiarisce il presidente della Commissione, che ciò avvenga «attraverso la forma dell’esame testimoniale e non quella della libera audizione».

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