«Tre testimoni chiave dei cecchini del weekend di Sarajevo morti in circostanze sospette»: la denuncia di un giornalista croato

Tre testimoni chiave del caso dei presunti «Sarajevo Safari» sono morti in circostanze «sospette». Lo denuncia il giornalista investigativo croato Domagoj Margetic, che sostiene si tratti di un tentativo di «rimuovere testimoni scomodi» nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura di Milano sui cosiddetti cecchini occidentali che, durante l’assedio di Sarajevo negli anni ’90, avrebbero pagato per sparare sui civili. Si tratta di Slavko Aleksic, deceduto ieri 18 dicembre 2025, Branislav Gavrilovic Brnet, morto a 61 anni lo scorso 25 settembre, e Vasili Vidovic Vasket, deceduto a 71 anni il 24 settembre. Secondo Margetic, erano persone in buona salute e avevano informazioni cruciali sui meccanismi che avrebbero permesso ai cecchini di colpire uomini, donne e bambini dalla capitale bosniaca.
I cecchini di Sarajevo
Il macro caso risale alla primavera del 1992, quando Sarajevo era già stretta in un assedio che durerà quasi quattro anni. I cecchini si nascondevano sulle colline circostanti e aprivano il fuoco quotidianamente sui civili lungo il viale principale. Oggi l’inchiesta italiana punta i riflettori su un inquietante capitolo, i cosiddetti «cecchini del weekend», ovvero persone occidentali che avrebbero pagato i militari serbi per sparare ai civili per divertimento, configurando reati di strage aggravata da futili motivi.
Il presunto coinvolgimento del presidente
«Da quando è iniziata in Italia l’inchiesta sul Sarajevo Safari, è stata avviata una operazione di pulizia per rimuovere i testimoni scomodi», ha dichiarato Margetic. Il giornalista croato ha anche chiamato in causa il presidente serbo Aleksandar Vucic per la sua presunta presenza ai Sarajevo Safari. Ma Vucic da sempre nega ogni coinvolgimento e ha annunciato querele contro i media internazionali che hanno diffuso le accuse. Il presidente serbo ha ribadito più volte di considerare «infondate e diffamatorie» le affermazioni sul suo ruolo nello scandalo. L’inchiesta intanto prosegue, riportando alla luce uno dei capitoli più controversi e inquietanti della guerra in Bosnia.
