Rolex da record grazie alle guerre, per la prima volta sfondato il tetto dei 10 miliardi di franchi: qual è il segreto del successo svizzero

Mentre l’instabilità geopolitica e le incertezze economiche frenano i mercati globali, il colosso coronato di Ginevra accelera e segna un traguardo storico. Nel 2024, Rolex ha abbattuto per la prima volta il muro dei 10 miliardi di franchi svizzeri di fatturato, registrando un balzo dell’11% rispetto all’anno precedente. Con oltre 1,1 milioni di pezzi immessi sul mercato, il re dell’orologeria svizzera dimostra che il desiderio per l’eccellenza non solo resiste alle congiunture sfavorevoli, ma anzi sembra essere alimentata.
La psicologia del “bene rifugio”: tra Covid e conflitti
Secondo esperti del settore come Theodor Wachtel, dell’atelier zurighese Rindermarkt, non si tratta affatto di un paradosso né di un caso che la domanda sia esplosa proprio in concomitanza con la pandemia e il conflitto in Ucraina. In un’epoca di precarietà, l’acquisto di un oggetto iconico diventa un atto di resistenza psicologica e di disconnessione dalla brutalità del momento. L’orologio non è più solo uno strumento per misurare il tempo, ma un’ancora di valore reale e uno status symbol per compensare l’inquietudine.
Il culto dell’attesa: quando il prodotto è inarrivabile
Il successo di Rolex si fonda anche su una strategia della scarsità gestita con precisione chirurgica. Sebbene la produzione superi il milione di esemplari, i modelli più iconici come il Daytona o il GMT-Master II restano chimere per il cliente comune. Le liste d’attesa sono eterne da anni tanto da aver spostato drasticamente il potere contrattuale: oggi non è più il rivenditore a ordinare ciò che serve, ma è la casa madre a decidere unilateralmente quali pezzi consegnare. Un modo per alimentare la «fame» di Rolex e centellinarne la soddisfazione che però ha spalancato le porte al mercato parallelo, dove i prezzi possono raddoppiare rispetto al listino o dove i rivenditori senza scrupoli riescono con facilità a rifilare falsi di produzione asiatica spacciandoli come originali.
