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Il più grande giacimento di terre rare d’Europa è appeso al destino dei coleotteri

20 Dicembre 2025 - 07:11 Alba Romano
giacimento terre rare europa coleotteri
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Sotto la cittadina di Ulefoss in Norvegia si trova un giacimento di terre rare. Ma lo sfruttamento è fermo. A causa di coleotteri, funghi e muschi

Il più grande giacimento di terre rare d’Europa è legato al destino di un coleottero. I piani di sviluppo di Ulefoss, due ore a sud-ovest di Oslo in Norvegia, si scontrano con i timori per l’impatto sull’ambiente. Ex città mineraria di circa 2 mila abitanti, Ulefoss sorge sopra il giacimento di Fensfeltet. Ovvero 8,8 milioni di tonnellate di terre rare, metalli essenziali per la transizione energetica e digitale, definiti critici dall’Unione Europea. «Le terre rare sono necessarie per gli smartphone, le auto elettriche, gli equipaggiamenti di difesa come i caccia F35», spiega all’agenzia France Presse Tor Espen Simonsen, responsabile locale di Rare Earths Norway, la società che detiene i diritti di estrazione.

Terre rare e coleotteri

«Oggi l’industria europea importa quasi tutto – il 98% – degli elementi di terre rare di cui ha bisogno da un unico paese: la Cina. Ci troviamo quindi in una situazione in cui l’Europa deve approvvigionarsi autonomamente di una maggiore quantità di queste materie prime», aggiunge. Nel regolamento sulle materie prime critiche l’Unione Europea ha l’obiettivo di soddisfare almeno il 10% del suo fabbisogno entro il 2030. Ma attualmente non ci sono giacimenti di terre rare in tutto il continente. La società statale Rare Earths Norway ha già dovuto posticipare il suo programma e ora sta valutando l’avvio dell’estrazione entro l’inizio del 2030. Ma ci sono le preoccupazioni ambientali. Anche se il progetto prevede l’estrazione e la prima lavorazione sotterranee invece di una miniera a cielo aperto.

Coleotteri, muschi, funghi

L’azienda vorrebbe portare il suo minerale in superficie dietro una collina, in un’area nascosta alla vista e in gran parte ricoperta da foreste secolari ad alta biodiversità. Ma le valutazioni degli esperti hanno identificato 78 specie animali e vegetali nella lista rossa, il che significa che sono minacciate – a vari livelli – di estinzione. Si tratta di diversi coleotteri saproxilici (associati al legno morto), olmi di montagna, frassini comuni, una quarantina di tipi di funghi, muschi e altro ancora.

E il prefetto, durante la procedura di consultazione, si è formalmente opposto alla proposta di ubicazione. «Dobbiamo sfruttare la risorsa il più rapidamente possibile per aggirare le catene del valore inquinanti che hanno origine in Cina», sottolinea Martin Molvaer, consulente di Bellona, ​​ONG norvegese focalizzata sull’ambiente e sulla tecnologia. «Ma non dobbiamo farlo così velocemente da distruggere gran parte della natura nel processo: dobbiamo quindi procedere lentamente».

Il comune

Il comune ha quindi deciso di cercare ubicazioni alternative per gli impianti di superficie della miniera. Un’altra area ci sarebbe, ma non la apprezzano entrambi i fronti. Anche nelle strade di Ulefoss la gente è cautamente favorevole. «Vogliamo una dinamica che ci permetta di prosperare, da cui la comunità tragga beneficio. Abbiamo bisogno di soldi e di più residenti», afferma Inger Norendal, un’insegnante in pensione di 70 anni. «Ma l’attività mineraria ha ovviamente anche i suoi svantaggi».