Concorso da prof su misura per il figlio dell’ex rettore? Il caso di Verona ora sbarca in tribunale (e in Parlamento)

La procura di Verona ha avviato «un’indagine esplorativa» sulle procedure che hanno portato alla nomina a professore ordinario di Riccardo Nocini, figlio dell’ex rettore Pierfrancesco, avvenuta a ridosso della fine del mandato di quest’ultimo e finita in una segnalazione all’Autorità nazionale anticorruzione. L’ateneo ha confermato di collaborare con la magistratura, mentre sul caso si allarga il confronto interno. In una nota ufficiale, l’università spiega di «continuare ad affrontare con senso di responsabilità istituzionale il dibattito sul concorso per la chiamata da parte del dipartimento di Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno-infantili del dottor Riccardo Nocini a professore ordinario nel settore di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria». Su impulso della rettrice Chiara Leardini, sono state avviate ulteriori verifiche, oltre ai controlli formali e amministrativi, «perché ha ben chiara l’importanza di procedure che siano fondate su buone pratiche e sulla tutela della reputazione della comunità accademica».
Il caso a Verona
L’indagine arriva dopo le segnalazioni presentate da due associazioni di ricercatori e specializzandi all’Autorità nazionale anticorruzione. Secondo quanto ricostruito, al concorso per la cattedra di professore ordinario di otorinolaringoiatria si sarebbe presentato un solo candidato, proprio Riccardo Nocini, già impegnato in attività didattiche nello stesso dipartimento. Il bando era stato deliberato mentre alla guida dell’ateneo sedeva ancora il padre, Pierfrancesco Nocini, che negli anni aveva mantenuto ruoli e incarichi in diversi dipartimenti, incluso quello che ha promosso la procedura. Il concorso in questione era inizialmente riservato a candidati «esterni», ma poi è stato modificato in corso d’opera, consentendo anche agli «interni» di partecipare. Cambiamento che ha permesso la nomina del 33enne. Nella segnalazione all’Anac si ipotizza una possibile violazione delle norme della riforma Gelmini, che vietano la partecipazione alle selezioni universitarie ai parenti fino al quarto grado del rettore o dei docenti del dipartimento che bandisce il concorso.
Il caso finisce in Parlamento
E ora il caso finisce anche in Parlamento. Il professore Andrea Crisanti, senatore del Pd e docente universitario, ha presentato un’interrogazione parlamentare alla ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini al fine di «verificare i requisiti di compatibilità tra la posizione del dottor Riccardo Nocini e quella del padre, sia quando era professore a contratto che quando è diventato professore ordinario». Crisanti, già nei giorni scorsi, aveva puntato il dito contro la procedura dichiarando che «il metodo di reclutamento universitario italiano è radicalmente sbagliato, ogni concorso è fatto su misura per qualcuno».
