L’Ue contro gli Usa dopo il divieto di accesso a Thierry Breton: «Inaccettabile, pronti a reagire in modo rapido e deciso»

«Se necessario reagiremo in modo rapido e deciso per difendere la nostra autonomia normativa da misure ingiustificate». È con queste parole che la Commissione Ue ha alzato la voce contro a decisione degli Usa di negare l’accesso a cinque cittadini europei, tra cui l’ex commissario europeo Thierry Breton. Un cortocircuito che l’esecutivo europeo ha sottolineato mettendo a contrasto la decisione della Casa Bianca con la «libertà di espressione» e il «mercato unico aperto» che regolano l’Unione europea. «È basato su regole, con il diritto sovrano di regolamentare l’attività economica in linea con i nostri valori democratici e gli impegni internazionali. Le nostre norme digitali garantiscono condizioni di parità sicure, eque e imparziali per tutte le imprese, applicate in modo equo e senza discriminazioni. Abbiamo chiesto chiarimenti alle autorità statunitensi e continuiamo a seguire la questione».
La condanna di Costa: «Inaccettabile, difendiamo libertà di espressione»
Sulla questione si è sbilanciato anche Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo: «L’Ue condanna le restrizioni di viaggio imposte dagli Stati Uniti ai cittadini e ai funzionari europei. Tali misure sono inaccettabili tra alleati, partner e amici. L’Ue difende con fermezza la libertà di espressione, regole digitali eque e la propria sovranità normativa». Il riferimento è al motivo che ha spinto gli Usa a sanzionare anche Breton, che secondo gli Usa sarebbe tra i fautori di norme di «censura» nascoste dietro presunte azioni di contrasto alla disinformazione e all’odio in rete.
Perché gli Usa hanno negato il visto
Secondo quanto riferito dal Dipartimento di Stato, le misure adottate rientrano in un pacchetto di sanzioni motivate dal giudizio dell’amministrazione americana, in merito alle azioni potrate avanti negli ultimi anni dai cinque europei. Mosse che vengono definite come una forma di «censura» e considerate «dannose per gli interessi americani». Oltre a Thierry Breton, gli Usa hanno negato l’ingresso negli Usa a esponenti di organizzazioni non governative impegnate nel contrasto alla disinformazione e all’odio in rete: Imran Ahmed, Clare Melford, Anna-Lena von Hodenberg, fondatrice della Ong tedesca HateAid, e Josephine Ballon, attiva nella stessa organizzazione. Personalità che si fanno autori di una regolamentazione più stringente per le big tech tanto difese dal presidente Usa Trump.
