Putin avvisa Trump e Zelensky: «L’Ucraina vuole la fine della guerra? Si ritiri dal Donbass». Meloni: «Europa e Usa uniti per fermare la Russia»

Alla vigilia dell’incontro a Mar-a-Lago tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky per provare a sigillare l’intesa Usa-Ucraina sulla fine della guerra, Vladimir Putin ha mandato il suo messaggio sulla prospettiva della Russia. Prima con i fatti, poi con le parole. Nella notte tra venerdì e sabato le forze di Mosca hanno lanciato uno degli attacchi aerei più violenti dell’anno su Kiev. Dopo i raid durati 10 ore, almeno due persone sono morte e 44 sono rimaste ferite, tra cui due bambini, secondo le autorità ucraine. L’impatto indiretto è però più vasto, perché ora si calcola che oltre un milione di case della capitale – il 40% – sono rimaste senza elettricità e riscaldamento, mentre la città è sotto la neve con temperature sotto lo zero. In serata poi Putin ha rotto il silenzio durante una visita a uno dei posti di comando della forza congiunta: «Se Kiev non vuole risolvere il conflitto in modo pacifico, la Russia porterà a termine l’operazione militare speciale con la forza. Le autorità di Kiev hanno preferito lanciare ostilità su larga scala, iniziare una guerra. Stiamo cercando di porvi fine. Fin dall’inizio, abbiamo detto che le truppe del regime di Kiev dovevano ritirarsi da questi territori, così non ci sarebbero state operazioni militari». La guerra insomma – nel mondo alla rovescia di Putin – è colpa dell’Ucraina, e idem se ora non la si riesce a fermare.
La videocall tra Zelensky e leader europei
In questo quadro drammatico, Zelensky – ora in Canada, prima di volare in Florida da Trump – ha fatto il punto in videoconferenza con gli alleati europei. «Hanno concordato sul fatto che le garanzie di sicurezza per l’Ucraina siano cruciali e devono essere specifiche e affidabili», ha riferito dopo la fine della riunione il premier polacco Donald Tusk, precisando che dopo l’incontro Zelensky-Trump si prevede un follow-up di aggiornamenti nello stesso formato. Alla call ha partecipato anche Giorgia Meloni la quale, riferisce Palazzo Chigi, «ha condiviso e ribadito l’importanza, mai come in questo momento, di mantenere l’unità di vedute tra partner europei, Ucraina e Stati Uniti per porre fine a quasi quattro anni di conflitto. Solo attraverso questa solida unità di vedute la Russia può essere posta di fronte alle proprie responsabilità e spinta a dimostrare una reale disponibilità a sedere al tavolo dei negoziati». Decisamente pessimista il presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui i nuovi attacchi russi in Ucraina dimostrano la differenza palpabile tra «la volontà dell’Ucraina di costruire una pace duratura e la determinazione della Russia a prolungare la guerra che ha iniziato».
La paura di Zelensky e il sostegno Ue
Dello stesso parere, ovviamente, è lo stesso Zelensky. «La Russia continua a tormentare le nostre città e la nostra gente. Mosca ha respinto persino le proposte di un cessate il fuoco per Natale e sta intensificando la brutalità dei suoi attacchi missilistici e con droni. Questo è un chiaro segnale di come considerino davvero la diplomazia lì. Finora, non abbastanza seriamente. Pertanto, è necessario un livello sufficiente di sostegno all’Ucraina. Ed è necessario anche un livello sufficiente di pressione sulla Russia», ha sottolineato il leader ucraino. A fargli da sponda in Europa anche l’Olanda, il cui premier (dimissionario) Dick Schoof ha evidenziato come «dobbiamo proseguire i nostri sforzi, ad esempio, fornendo supporto militare, come la difesa aerea, e imponendo un ulteriore pacchetto di sanzioni dell’Ue contro la Russia. Restiamo saldamente e uniti a sostegno dell’Ucraina».
