Pc nascosti nei muri, i contanti in garage e i latitanti: 25 indagati e un milione sequestrato per i fondi ad Hamas. La difesa di Hannoun: «Accuse costruite su fonti israeliane»

Le accuse nei confronti del presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia, Mohammad Hannoun, finito in carcere ieri nell’inchiesta sui finanziamenti ad Hamas, «sono largamente costruite su elementi probatori e valutazioni, anche giuridiche, di fonte israeliana». È quanto dichiarano i suoi avvocati Dario Rossi, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommavigo. I legali sottolineano che, data la provenienza dei materiali, «non è possibile un reale e approfondito controllo su contenuti e rispetto dei principi costituzionali, convenzionali e codicistici di formazione della prova» e che le modalità di utilizzo di questi elementi nel procedimento in corso risultano «semplificate oltre ogni limite». La difesa ci tiene, inoltre, a sottolineare «il rischio evidente che azioni concrete di solidarietà alla popolazione palestinese martoriata siano di conseguenza interpretate come azioni di sostegno, o addirittura di partecipazione, ad attività terroristiche, ammesso che tale qualificazione possa ritenersi, e in che misura, corretta».
Cosa c’è nell’inchiesta: sequestri e indagati
L’indagine della direzione distrettuale antimafia di Genova conta finora 25 indagati, con misure cautelari nei confronti di Hannoun e di altre otto persone accusate di finanziare Hamas. Tra gli indagati ci sono anche la moglie e due figli di Hannoun, ritenuti consapevoli della destinazione dei fondi, e la giornalista e attivista Angela Lano. Nelle 17 perquisizioni effettuate dalla digos a Genova, Milano, Roma, Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi e Sassuolo, sono stati sequestrati contanti per oltre un milione di euro, computer, dispositivi elettronici e materiale riconducibile ad Hamas, tra cui opuscoli e una chiavetta usb contenente «anāshīd», ovvero canti corali della tradizione islamica celebrativi del movimento. In un caso, 560 mila euro erano nascosti in un garage a Sassuolo. Una bandiera di Hamas è stata trovata in una delle abitazioni perquisite. E dietro il muro di un appartamento di Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi, sono stati trovati 3 computer.

Gli interrogatori e i prossimi passi
Gli interrogatori di garanzia davanti alla gip Silvia Carpanini non sono ancora fissati e si svolgeranno in videocollegamento, fatta eccezione per Hannoun, detenuto nel carcere genovese di Marassi, che sarà ascoltato in presenza. Domani i legali incontreranno il loro assistito in carcere. Tra i sette arrestati, due risultano latitanti, uno in Turchia, l’altro a Gaza.
«La solidarietà con la Palestina non è terrorismo»
«La solidarietà con il popolo palestinese non è terrorismo», ci tengono a chiarire le comunità palestinesi in Italia in una nota diffusa in queste ore. «Esprimiamo piena fiducia nella magistratura italiana e profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo nel Paese in relazione agli arresti recenti, che rischiano di assumere i contorni di un’azione repressiva nei confronti del movimento palestinese e della solidarietà con la Palestina», dichiara Khader Tamimi della comunità lombarda. «Confidiamo – chiosa – nel rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto, affinché siano assicurati trasparenza, imparzialità e piena tutela dei diritti di tutte le persone coinvolte»
