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La mamma di Bruno Petrone, il calciatore di 18 anni accoltellato a Napoli. «Mi ha chiesto se potrà tornare a giocare»

28 Dicembre 2025 - 08:01 Alba Romano
bruno petrone
bruno petrone
La madre della giovane promessa dell'Angri: «Siamo venuti da Minturno a Napoli per lui. Ora penso che forse abbiamo sbagliato tutto. Sembra di vivere in un episodio di Gomorra»

«Sono entrata nella stanza di Bruno e sono riuscita a dargli un bacio. Lui mi ha stretto la mano facendomi intendere di stare tranquilla. Poi, con il labiale, senza parlare, mi ha chiesto: “Potrò tornare a giocare”?». Queste le parole al Corriere della Sera della signora Dorotea, madre di Bruno Petrone, 18enne, giovane promessa del calcio, accoltellato a Napoli ieri sera. Bruno si trova in prognosi riservata, dopo esser stato accoltellato da alcuni minorenni mentre si trovava a Chiaia. Petrone gioca nell’Unione Sportiva Angri, nel girone B. Chi lo ha aggredito ha tra i 15 e 17 anni. Sarebbero 5 ragazzi. Uno di loro, un quindicenne ha ammesso ieri di averlo colpito due volte. Il giovane è stato ferito all’addome, al torace e al fianco sinistro. 

«A quei ragazzi non posso augurare loro del male, ma ai loro genitori chiedo di farsi un esame di coscienza»

«Bruno non è una testa calda. È un salutista, non fuma e non beve. Non riesco a spiegarmi cosa possa essere accaduto. Dopo aver trascorso le feste a Formia dai nonni era tornato a Napoli per gli allenamenti perché vive di calcio. È un numero 10, tifa per il Napoli, e ora gioca in Eccellenza, ma a 16 anni ha esordito in serie C», si chiede la donna al quotidiano. Dalle immagini sembra che il gruppo abbia puntato subito al ragazzo. Forse era una spedizione punitiva e forse Bruno è stato scambiato per un’altra persona. A quei ragazzi, spiega la madre di Bruno «non posso augurare loro del male, sono una madre e si tratta di ragazzi. Ma ai loro genitori chiedo di farsi un esame di coscienza. Ogni mamma è capace di accorgersi se se un figlio è a rischio per sé o per gli altri, se ha una parte cattiva. E dovrebbe porre rimedio».

«Sembra di vivere in un episodio di Gomorra»

«Siamo venuti a Napoli da Minturno – racconta la donna all’inviato del Corriere Gennaro Scala – per seguire mio figlio che era stato ingaggiato da una squadra di calcio. Abbiamo deciso di aiutarlo a realizzare il suo sogno. Ora penso forse che abbiamo sbagliato tutto. Succede ovunque, ma qui ci sono troppe armi, troppa violenza e gli episodi sono troppo frequenti. Sembra di vivere un episodio di Gomorra ogni sera, non si può, non si può. Una mamma spera sempre il meglio per un figlio e si pensa: “a me non succede”. Ma poi accade quello che non deve accadere. Bruno sta migliorando, anche se non è ancora fuori pericolo. Ma che un figlio torni a casa sano e salvo non può essere un elemento affidato alla fortuna».

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