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La battaglia Ue sulle regole del settore auto è nelle mani di un Paese che non ha mai prodotto auto

30 Dicembre 2025 - 12:12 Gianluca Brambilla
regole ue auto elettriche cipro
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Dal 1° gennaio Cipro dovrà tentare di ricomporre la frattura fra Francia e Germania e mettere tutti d'accordo sulla decarbonizzazione del comparto

La revisione del regolamento europeo sulle auto si preannuncia la battaglia politica più accesa del 2026. A gestire i negoziati tra i 27 governi Ue sarà un Paese che un’industria automobilistica non ce l’ha e non l’ha mai avuta: Cipro. L’isola del Mediterraneo orientale assume la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea il 1° gennaio e la manterrà fino al 30 giugno 2026. Ed è proprio in questi sei mesi che si discuterà una delle questioni più divisive della recente politica europea: le regole per il settore automobilistico.

La nuova proposta di von der Leyen sulle auto

Dopo mesi di pressione da parte dell’industria, la Commissione europea ha proposto di rimettere mano al regolamento che vieta la produzione di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Per venire incontro alle richieste delle case automobilistiche e dei governi a orientamento conservatore, l’esecutivo di Ursula von der Leyen ha rivisto al ribasso i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2: non più il 100% entro il 2035, ma solo il 90%.

Così facendo, Bruxelles ha allungato la vita ad alcune tecnologie che sarebbero rimaste tagliate fuori dal mercato europeo nel giro di pochi anni, fra cui i biocarburanti e le ibride plug-in.

Il voto del 2023 e i ripensamenti di Bruxelles

L’annuncio era atteso con trepidazione da diversi mesi. L’automotive, d’altronde, è responsabile di circa il 9% del prodotto interno lordo dell’Unione europea, il che lo rende un pilastro indispensabile dell’economia del Vecchio Continente. E forse è proprio per questo motivo che le regole approvate a Bruxelles negli ultimi anni hanno scaldato particolarmente il dibattito. Il divieto sui motori a combustione interna fu approvato appena tre anni fa, nel 2023, sulla scia di tanti altri provvedimenti legati alla lotta ai cambiamenti climatici.

Eppure, nel giro di pochi anni, il clima politico attorno ai provvedimenti del Green Deal è mutato radicalmente, convincendo la Commissione europea a ritoccare alcune leggi o posticiparne l’entrata in vigore. La revisione del regolamento sulle auto proposta nelle scorse settimane si inserisce proprio in questo contesto e inaugura quello che probabilmente diventerà il più aspro terreno di scontro della politica europea nel 2026. L’annuncio, infatti, sembra aver scontentato quasi tutti: sia i governi e i partiti più a destra, che speravano in una revisione più drastica delle regole, sia gli ambientalisti, che considerano il passo indietro di Bruxelles «un errore madornale».

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EPA/Ronald Wittek | I quattro commissari europei che hanno annunciato la svolta Ue sull’automotive. Da sinistra: Apostolos Tzitzikostas (Trasporti), Wopke Hoekstra (Clima), Stephane Sejourne (Industria) e Valdis Dombrovskis (Economia)

La contesa fra Germania e Francia

La proposta della Commissione europea passa ora nelle mani del Parlamento e del Consiglio. Per quest’ultimo, sarà il governo cipriota a presiedere le discussioni e, in ultima istanza, provare a mettere tutti d’accordo su ciò che dovrà prevedere il nuovo regolamento. La frattura più grande è quella che si è creata fra Germania e Francia, i due Paesi che – insieme a Spagna e Italia – producono più automobili in Europa. Il governo di Friedrich Merz spinge per una revisione robusta delle regole, se possibile ancora più netta di quella proposta da von der Leyen. Parigi non la vede allo stesso modo e insiste affinché, se proprio occorre rivedere al ribasso gli obiettivi climatici, si inserisca almeno una clausola per assicurarsi che sempre più auto elettriche siano effettivamente prodotte in Europa.

Il ruolo di Cipro

A presiedere i tavoli di discussione e, di fatto, fare da mediatore sarà Cipro. Un Paese che – per motivazioni storiche, geografiche ed economiche – non ha mai prodotto automobili e, di conseguenza, non ha niente da perdere o da guadagnare con la revisione delle regole per il settore. Una posizione paradossale, certo, ma forse l’unica che mette nelle condizioni di guardare la situazione dall’alto senza rimanere invischiati nelle faide tra governi. «Gli sforzi di decarbonizzazione nei settori dei trasporti e dell’energia oltre il 2030 saranno un’area di particolare attenzione», si legge sul sito ufficiale della presidenza cipriota. Il prossimo Consiglio Ue dei ministri dell’Energia e dei Trasporti è fissato per il prossimo 16 marzo. Ma lo scontro sulle nuove regole Ue comincerà ben prima di quella data.

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EPA/Charis Akriviadis | Nikos Christodoulidis, presidente di Cipro

Foto copertina: EPA/Christopher Neundorf

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