Perché Mattarella è un eroe social: «Merito anche dell’assenza di opposizione» – L’intervista

Più di dieci milioni di spettatori in tv e due milioni di visualizzazioni del live tweet del Quirinale per il discorso di fine anno. Abbiamo indagato le ragioni del successo con il politologo Massimiliano Panarari

Da Luigi Einaudi che istituì il messaggio di fine anno agli italiani al discorso di fine 2018 di Sergio Mattarella, l’intervento dei presidenti della Repubblica è da sempre un punto di ancoraggio all’interno della società. «Il successo che ha avuto in tv e sui social (con oltre 2 milioni di live-tweet visualizzati, ndr) è dovuto all’avere offerto una serie di evocazioni importanti per una parte di opinione pubblica che spesso è priva di riferimenti politici», spiega Massimiliano Panarari, saggista e politogo.


«Questo è dovuto al silenzio dell’opposizione o almeno allo scarso peso politico che ha attualmente», dice l’autore del libro Uno non vale uno (Marsilio editore) dedicato alle forze anti-sistema diventate establishment.


Il presidente del Consiglio Conte ha detto di essere «orgoglioso di fare parte di un governo populista». C’è una parte del discorso del presidente della Repubblica per chi si considera populista?

«C’è una parte in cui possono riconoscersi. Ma è una questione di accenti: ci sono alcune delle questioni che il Presidente solleva, che non corrispondono alle priorità dell’agenda del governo. Mattarella dice che non vuole fare la retorica dei buoni sentimenti ma poi sostiene che quegli stessi siano fondamentali: sono convinzioni che vanno in direzione opposta a quello che possiamo definire “cattivismo” e che viene utilizzato come strumento di comunicazione politica dall’attuale classe dirigente».

Come possiamo interpretare il riferimento «al tempo dei social, in cui molti vivono connessi in rete e comunicano di continuo ciò che pensano e anche quel che fanno nella vita quotidiana»?

«C’è la fotografia dell’esistente che è una fotografia delle modalità di comunicazione della politica profondamente diversa non solo da quella della carriera politica di Mattarella, ma anche – per molti versi – da quella che è la sua idea di politica: coerenza tra il dire e il fare, riduzione della dimensione emotiva della vita politica che invece i social amplificano ed estremizzano. Il modo di comunicare di Mattarella è invece istituzionale e molto razionale».

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Che effetto hanno avuto i due contro-messaggi del co-fondatore del Movimento 5 Stelle Grillo e del segretario leghista Salvini?

«Nel primo caso siamo davanti a un performer. Il comico genovese ha un tono oracolare che rimanda alle idee visionarie di Gianroberto Casaleggio; fa un discorso di “puro spettacolo” in cui si chiama fuori dalla politica. E infatti siamo qui a chiederci: cosa voleva dire? Il contro-messaggio di Salvini è invece una specie di marcatura a uomo di Mattarella, essendo lui ormai l’azionista di maggioranza del governo: ha osservato con timore il discorso del presidente della Repubblica temendo ne uscisse una contro-agenda. E con il suo intervento su Facebook ha provato a disinnescarla».

Il capo-politico del Movimento 5 Stelle Di Maio e Alessandro Di Battista (appena rientrato dall’America) hanno spostato il loro discorso dal 31 dicembre al primo gennaio: è solo un modo per creare più attesa?

«Il sovraffollamento dei leader politici che “esternano” – e non a caso è un’invenzione dei populisti – serve proprio a togliere attenzione al discorso del Presidente. In questo caso, siccome il sovraffollamento era eccessivo, hanno pensato di ricavarsi un momento a parte, avendo nel frattempo creato una certa aspettativa».

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