Toscana, Piemonte, Umbria e Emilia-Romagna. Le regioni portano il governo davanti alla Corte Costituzionale

Al momento sono solo tre. Ma il dissenso degli amministratori locali potrebbe allargarsi. Dopo i sindaci, ora sono alcune regioni ad alzare la voce per il decreto sicurezza

Tre sono sicure, tre stanno valutando. Toscana, Piemonte e Umbria hanno annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale. Emilia Romagna, Calabria e Lazio stanno ancora decidendo cosa fare.


Enrico Rossi, presidente della regione Toscana ed esponente di Articolo 1 – Mdp, è intervenuto a Omnibus, su La7, per chiarire le sue posizioni: “Faremo ricorso alla consulta a tutela delle prerogative delle regioni ma non abbiamo intenzione di compiere atti di disobbedienza civile”.


Cosa cambia, i rifugiati diventano irregolari

Al centro della questione ci sono i migranti. Con il decreto sicurezza è prevista infatti l’abolizione dei permessi di soggiorno umanitari per i richiedenti asilo e l’introduzione di permessi speciali della durata di un anno, in casi limitati. In particolare, l’articolo 13 impedisce l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Questi cambiamenti saranno sentiti soprattutto dai sindaci che si occupano direttamente della gestione degli asilanti attraverso i centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e le reti di seconda accoglienza. Il rischio è quello di trovarsi con migliaia di persone in attesa di protezione ma non inseriti nei servizi di sanità e assistenza.

Non solo Toscana, pronti anche Piemonte e Umbria 

Oltre Enrico Rossi anche Sergio Chiamparino, presidente della regione Piemonte in quota Pd, ha deciso di schierarsi apertamente contro il governo: “Ho avuto conferma dalla nostra avvocatura che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Corte Costituzionale perché il decreto avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali di nostra competenza”.

La terza punta di questo tridente di attacco è l’Umbria. Anche questa regione farà ricorso alla Corte Costituzionale. Lo ha spiegato Catiuscia Marini, presidente della regione ed esponente PD: “Questa è la terra di San Francesco e San Benedetto, è la terra della spiritualità che si è fatta accoglienza, è la terra dell’impegno laico, civile, solidarista e pacifista”.

Calabria e Emilia Romagna hanno lanciato lo stesso segnale negli scorsi giorni. Anche qui il ricorso è nell’aria mentre in Lazio il presidente Nicola Zingaretti ha dichiarato che sta ancora valutando il ricorso ma intanto ha già stanziato nella legge di bilancio “1,2 milioni di euro per non far chiudere gli Sprar”.

Anche l’Emilia-Rogna ricorre

Anche la Regione Emilia-Romagna ha deciso di ricorrere alla Costa Costituzionale contro alcune parti del Decreto Sicurezza. La decisione è stata presa dalla giunta. “Abbiamo scelto di rivolgerci alla Consulta – ha detto il presidente Stefano Bonaccini – impugnando non l’intero Decreto, ma le norme che più direttamente riguardano le Regioni e i Comuni e che stanno generando conflitto e confusione”.

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